10/10/2015

Transgender – Il caso dell’Umberto I, Overton e noi

E’ tornata sulle pagine dell’Espresso una vicenda dell’anno scorso: un’inchiesta su alcuni medici del Policlinico Umberto I di Roma, denunciati da quattro pazienti transgender operati tra il 2011 e il 2012, per una riassegnazione di sesso “M to F” (Male to Female).

Per alcuni degli indagati la posizione si è aggravata, perché il reato ipotizzato sarebbe doloso: avrebbero compiuto una sperimentazione non autorizzata e senza un consenso adeguatamente informato dei pazienti.

In Italia gli interventi per cambiare sesso sono circa 120 ogni anno e, come abbiamo già rilevato tempo fa, costituiscono una grande fonte di business. In America, per esempio, secondo la Reuters almeno 25.000 persone cambiano sesso ogni anno e il numero è in crescita. Se consideriamo una media di 20.000 euro per ogni operazione, arriviamo così a circa 500 milioni di euro, senza contare i costi dei trattamenti ormonali prima e dei farmaci prima e dopo l’operazione.

Per capire quanto è evoluta la chirurgia plastica in questo campo, sul blog theftmtransition, Alessandro Iuliano, racconta la sua esperienza. Ma in Italia  – pare – ancora non sono abbastanza bravi: padovan* di 40 anni, cinque anni fa ha cominciato la sua transizione da donna a uomo. Dopo vari step (psicologico, ormonale, legale) è giunt* alle operazioni chirurgiche. Dalla mastoplastica riduttiva per avere i pettorali maschili, alla demolizione dell’utero, alla falloplastica fatta in Belgio al costo di circa 45 mila euro. Ora le manca solo l’ultimo passaggio, l’operazione per riuscire ad avere l’erezione. Qualcuno forse si domanderà come questo sia possibile. Semplice: con una protesi in titanio rivestita con materiale biocompatibile e attivata meccanicamente.

Ma le operazioni mal riuscite e la gente mutilata e rovinata per sempre, purtroppo sono all’ordine del giorno.

Il policlinico Umberto I di Roma è uno dei centri (con Bari, Bologna, Milano, Trieste, Torino, Lucca, Napoli) in cui si fanno le operazioni di “riassegnazione del sesso”. Tra il 2011 e il 2013, hanno sperimentato una nuova tecnica: su quattro uomini desiderosi di apparire donne è andata male. Per costruire la vagina hanno prelevato del tessuto dalla mucosa della bocca, lo hanno coltivato in vitro, lo hanno rigenerato e lo hanno innestato nella cavità creata nella zona pelvica dei pazienti.

marito_cambia_sesso_transgenderLa cosa non ha funzionato, ci sono state infezioni, ai quattro sono state indotte delle malformazioni invalidanti.

La notizia ci induce a riflettere.

Viene riportata come un caso di malasanità: un segno che il transgenderismo è presentato come un fatto normale, scontato. Abbiamo già aperto la sesta “Finestra di Overton” (per approfondire, si veda qui).

In questo caso, poi, ci sembra importante riflettere sulla scienza sperimentale e il progresso.

Sugli embrioni è possibile compire qualsiasi sperimentazione, anzi: chi si oppone è bigotto, reazionario e troglodita. Mentre quando si sperimenta su persone un po’ più cresciute si grida allo scandalo.

Forse sarebbe utile per tutti fermarsi, e magari fare anche qualche passo indietro: il progresso (scientifico, civile, sociale…) non è sempre sinonimo di ‘miglioramento’. Con la vita delle persone, grandi o piccole che siano, non si può scherzare e ogni tanto sarebbe giusto riconoscere che ci sono delle leggi naturali che non è possibile negare o modificare a piacimento.

Teresa Moro

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DAI TENTATIVI DI

LEGALIZZAZIONE DELLE UNIONI CIVILI

 

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