31/01/2014

U.N.A.R. scuola, giornali e pensiero unico

Durante la seduta n.154 del 17 gennaio scorso, nell’ambito dello svolgimento delle interpellanze parlamentari urgenti, è stata presa in esame l’interpellanza presentata dall’On. Gianluigi Gigli relativamente alla “Compatibilità con il quadro normativo costituzionale ed internazionale del documento «Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere» adottato dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, e delle connesse iniziative poste in essere dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca” (n. 2-00369).

Gianluigi Gigli, dopo essersi dichiarato insoddisfatto della risposta fornita dal Sottosegretario per l’istruzione, l’università e la ricerca, Dr. Marco Rossi-Doria, ai quesiti posti dalla sua interpellanza, ha affermato che oggi “sta sviluppandosi sotto i nostri occhi un’azione a tenaglia per imporre all’opinione pubblica di questo Paese l’ideologia del gender, un’ideologia che da un lato mira a introdurre una sorta di reato di opinione per tenere buona poi l’opinione pubblica, ma dall’altro si avvale di strumenti persuasivi – e anche di persuasione, per così dire, molto invogliante – che mirano a produrre lo stesso identico effetto: la diffusione dell’ideologia del gender.

Ha spiegato poi come l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (U.N.A.R.), all’interno delle sue pubblicazioni che il Ministero in qualche modo poi traduce e sponsorizza nel mondo della scuola, ritenga che «gli incitamenti all’odio e alla discriminazione occupano ancora uno spazio rilevante nelle dichiarazioni provenienti da autorità pubbliche e rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche, e sono veicolate costantemente dai giornali italiani» e ci informi poi che non è solo l’insulto oppure la discriminazione reale a segnalare l’odio: è anche l’”incitamento all’odio” attraverso la propaganda di idee o di messaggi o attraverso la negazione o il ridimensionamento di fatti o eventi storici, se è finalizzato a gettare discredito.

Occorre dunque stare attenti a ciò che si dice: si potrebbe essere tacciati di odio sebbene non se ne avesse la benché minima intenzione.

L’On. Gigli ha affermato che l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali pubblica, valorizza e diffonde slogan come quello secondo cui «il matrimonio non esiste in natura, mentre in natura esiste l’omosessualità, persino nel mondo animale», per cui secondo l’U.N.A.R. non sarebbe corretto a questo punto parlare di famiglia tradizionale, intesa come famiglia naturale, mentre, secondo lo stesso ente, si può e si deve parlare di matrimoni, riferiti alle convivenze omosessuali.

“Appoggiandosi poi sulla Corte europea dei diritti dell’uomo – ha dichiarato Gianluigi Gigli – l’UNAR propaganda il diritto degli omosessuali ad essere genitori, arrivando a spacciare per studi scientifici delle dichiarazioni di società professionali come l’American psychoanalytic association e l’American academy of pediatrics, che come è normale – vengono adottate a maggioranza non per esigenze di natura scientifica, ma per esigenze di natura ideologica che nulla hanno a che fare con la ricerca scientifica”.

Ha evidenziato inoltre come l’UNAR si sia poi preoccupato di sostenere il politically correct anche condizionando i giornali attraverso l’organizzazione di una serie di seminari per spiegare ai giornalisti “come devono parlare”, tenendo quindi per questi ultimi dei veri e propri corsi di rieducazione. Ne cita un esempio: “quando due omosessuali maschi pretendono di avere figli, possono farlo a questo mondo solo attraverso l’adozione, lì dove permessa, oppure – forzando le leggi della natura – ricorrendo alla fecondazione artificiale. Anche questa, tuttavia, non ha bisogno solo di una donatrice di ovuli, ma anche di un utero in affitto.”

Il termine «utero in affitto», dice Gigli – “era un tempo accettabile anche per il movimento femminista che rifiutava giustamente una concezione della donna come incubatrice per conto terzi. Questa terminologia inoltre suonava come condanna per l’implicito sfruttamento della donna il cui utero diventava oggetto della locazione. Oggi per il pensiero unico le stesse pratiche debbono essere rivalutate e ridefinite in modo politically correct. Pertanto, secondo l’UNAR – così dice ai giornalisti –, non si può parlare di utero in affitto, terminologia fortemente sconsigliata, ma piuttosto di gestazione di sostegno oppure di gestazione per altri. In tal modo, da sfruttamento neocoloniale delle donne dei Paesi in via di sviluppo l’utero in affitto si trasforma per il linguaggio politically correct in un gesto di puro altruismo.”

Oggi, secondo Gianluigi Gigli, il Dipartimento delle pari opportunità, attraverso l’UNAR, si sta trasformando lentamente, riguardo all’ideologia del gender, in una sorta di nuovo Minculpop, il Ministero della cultura popolare del regime fascista e nel programma di rieducazione dei giornalisti il Minculpop dell’U.N.A.R. manifesta chiaramente il suo pensiero quando parla del contraddittorio.

“Alla voce «contraddittorio» infatti – ricorda l’Onorevole, citando testualmente l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali – l’U.N.A.R. sostiene che quando si parla di tematiche LGBT, è frequente che giornali e televisioni istituiscano un contraddittorio: se c’è chi difende i diritti delle persone LGBT si dovrà dare voce anche a chi è contrario.“ Ma ciò non è affatto ovvio.

Ne è la dimostrazione il modo stesso in cui è stato costruito il documento “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere» per il quale – come riportato nell’interpellanza – sono state consultate e riportate in elenco 29 associazioni LGBT e nessuna associazione delle famiglie.

“Siamo di fronte a quello che si chiama, secondo il Papa, «pensiero unico del progressismo adolescenziale» – ha detto Gigli, ricordando poi che il Papa “è arrivato ad ammonirci di non cercare la normalità – potremmo dire l’omologazione – sentendo le parole della moda“.

Ha manifestato poi al Sottosegretario per l’istruzione, l’università e la ricerca, Dr. Marco Rossi-Doria il suo fondato timore che questo pensiero unico, il contrario del pensiero critico che la scuola dovrebbe promuovere, stia penetrando anche nella scuola e stia espropriando lentamente il ruolo educativo delle famiglie.

di Anna Fusina

Festini

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