27/09/2016

Utero in affitto – Appello per il No, anche delle lesbiche

L’utero in affitto, ossia la confezione di una creatura su commissione, non piace. E a ragione.

Basta vedere come a questa pratica, che di “civile” e “democratico” non ha nulla,  si oppongono anche le femministe – come la giornalista de Il Corriere della Sera Monica Ricci Sargentini, che ProVita ha intervistato, o Luisa Muraro – e, adesso, le lesbiche.

Le lesbiche hanno diramato ieri un Appello contro l’utero in affitto (qui il testo completo). L’esordio del documento è chiaro: «Questo è un testo contro i regolamenti che introdurrebbero la gpa, invocati da più parti specialmente nella sinistra. Non è un testo proibizionista, ma è contrario ai contratti e agli scambi di denaro per comprare e vendere esseri umani, che ora in Italia sono illegali perché il contratto non è valido (non per la proibizione della legge 40, è una questione di molto più lunga data). Questa presa di posizione è necessaria, in un momento in cui l’intero movimento gay lesbico e trans sembra militare sotto le bandiere del presunto “dono” dovuto alla grande generosità femminile, e avallare così il commercio di bambini».

Un Appello in difesa delle donne e dei bambini, dunque. Magari non del tutto condivisibile nelle motivazioni di fondo che lo animano, ma di certo significativo. «Diciamo no a prestazioni lavorative che invadono il nostro stesso corpo e mercificano un nuovo essere umano, che diventa il prodotto della gravidanza».

In conclusione, le lesbiche firmatarie dell’Appello – «in nome dell’autodeterminazione delle donne e dei diritti dei neonati», dichiarano:

  • rifiutiamo la mercificazione delle capacità riproduttive delle donne;
  • rifiutiamo la mercificazione dei bambini;
  • chiediamo a tutti i Paesi di mantenere la norma di elementare buon senso per cui la madre legale è colei che ha partorito e non la firmataria di un contratto né l’origine dell’ovocita;
  • chiediamo a tutti i Paesi di rispettare le convenzioni internazionali per la protezione dei diritti umani e del bambino di cui sono firmatari e di opporsi fermamente a tutte le forme di legalizzazione della maternità surrogata sul piano nazionale e internazionale, abolendo le (poche) leggi che l’hanno introdotta.

Un alto tassello – dopo quello, parzialmente positivo, al Consiglio d’Europa di qualche giorno fa – va dunque ad aggiungersi alla lotta per il mantenimento della civiltà.

Diciamo NO all’utero in affitto, per dire Sì alla bellezza della maternità vissuta in modo naturale e al diritto dei bambini ad avere una mamma (non due, o tre...) e – ci scuseranno le donne lesbiche di cui sopra – anche un papà.

Redazione

Fonte foto: LaPresse

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