06/08/2014

Utero in affitto, eterologa, eutanasia – La legalizzazione dell’immoralità

Di tanto in tanto possiamo imbatterci in chi può ancora ricordare la frase pronunciata, nell’ormai lontano 1952, dal papa Pio XII: “Il più grande peccato del nostro tempo è la perdita del senso del peccato”.
Però, meno di vent’anni più tardi – e anche a motivo della “Contestazione Globale del ’68” – abbiamo pure potuto iniziare a constatare ben di peggio: ampia diffusione dell’abituale turpiloquio e dell’amore libero, richieste di liberalizzazione della pornografia e di alcune droghe, legittimazione del divorzio e dell’aborto, costante incremento del turismo sessuale.
Per arrivare – dapprima nelle Americhe e poco dopo anche in Europa, Italia compresa – alla “normalità” delle convivenze e all’aumento dei matrimoni civili con l’ovvia diminuzione di quelli religiosi.
Ma per alcuni tutto ciò non è stato ancora sufficiente, dato che infatti ora ci ritroviamo anche con le varie fecondazioni artificiali, con gli uteri in affitto, con i matrimoni tra gli omosessuali e persino con il riconoscimento della facoltà di adozione all’interno di simili ”legittime famiglie”; per terminare con le concessioni dell’ eutanasia e con la sempre più diffusa quanto accettata ideologia del gender, per cui:Non si è uomini e donne perché nati con certe identità fisiche, ma lo si è solo se ci si riconosce come tali. Quindi il sesso (sex) costituisce solo un corredo genetico, biologico e anatomico; mentre il genere (gender), rappresenta una costruzione culturale, che può essere anche contraria al sesso. Pertanto se voglio sentirmi donna sarò donna e il giorno dopo posso sentirmi uomo, e allora sarò uomo; oppure posso anche essere gay, lesbo, trans, bisex,…”, più un’altra dozzina di pazzesche varianti, che un tempo venivano semplicemente ed esclusivamente segnalate come perversioni.
Perciò al giorno d’oggi si può ben notare non solo una ancor più comune perdita del senso del peccato, bensì anche parecchie – quanto veramente spudorate e assurde – forme di legittimazione del peccato stesso: in pratica, un’ampia e tracotante legalizzazione dell’immoralità; e, di certo, non solo considerando le odierne consuetudini sessuali!
Ma, a questo punto, possiamo anche chiederci: “Cos’è, dopotutto, la morale?”… Nel dizionario troviamo scritto: “Costumi, atti e pensieri umani, rispetto al bene e al male”.
Non risulta neppure necessario l’accenno alla religione, per la quale ogni male è assai di sovente pure un peccato e ogni peccato è di sicuro un male.
Poiché, infatti, da sempre è stato perlomeno e comunemente accettato che ogni male produca sofferenza sia fisica che psicologica ed infine anche sociale… Però “Il Male è puntuto!”, diceva  san Pio da Pietrelcina; e perciò sa presentarsi non solo in forme seducenti, ma anche e di norma sub specie boni (sotto forma di bene).
Ecco pertanto la necessità di avere dei validi punti di riferimento, dei valori certi, degli “assoluti” in cui credere e sforzarsi di esserne coerenti; e ogni religione monoteista – tramite la sua dottrina e le sue pratiche – a tal proposito molto aiuta.


Non è facile, ma – soprattutto, dunque, per i cristiani – si tratta allora di accettare una“Via, Verità e Vita” che sa condurti ad un’esistenza veramente felice; sconfiggendo ogni evento negativo e persino trasformandolo in bene. Nessun relativismo morale, però, nessun compromesso: il male, poco o tanto che sia, ha da essere riconosciuto come tale e quindi evitato!
L’evasione fiscale è un furto, la corruzione un’autentica pugnalata per la realizzazione di numerose ed oneste attività lavorative, l’aborto un assassinio, il disordine sessuale fonte di disgregazione sia individuale che famigliare e comunitaria, il divorzio un’egoistica immaturità, la convivenza una precarietà, il matrimonio civile una legittimazione del concubinato e quindi ancor peggio della convivenza (ma quante persone, anche tra i sacerdoti, risultano oggi assai  poco drastici e persino benevoli di fronte ad una simile scelta matrimoniale!).
Eppure Benedetto XVI ci ha fatto ben presente che in questi tempi esiste un’ormai disinvolta tendenza ad accettare l’imperante “dittatura del relativismo morale”; in pieno contrasto, dunque, con quanto possiamo trovare scritto nel Vangelo: “Semplicemente dite sì, sì e no, no; tutto il resto viene dal diavolo” (Matteo 5, 37).
E in tal modo l’umana creatura – volutamente ignorando la realtà di un Dio sia Creatore che provvidenziale Amore – di fatto finisce col divenire il dio di se stessa; con tutti gli inevitabili squilibri comportamentali, che appunto possiamo ovunque e attualmente ben notare. E pericolosi, ora, come non mai; poiché orientati a ingigantirsi e ad espandersi per l’intero pianeta tramite la capillare efficacia degli attuali mass media.
Io sono convinto – infatti – che una gravissima catastrofe globale sia ormai da essere davvero inevitabile, assai imminente, e persino necessaria: una permissione divina nel rispetto del libero arbitrio; ma con il fine di trasformare l’attuale “piccolo gregge” in una pressoché intera umanità stabilmente rinsavita, per poterle così ridonare uno stile di vita assai simile a quello che già fu nel paradiso terrestre (v. Apocalisse 20, 1-8).

Paolo Morandi

Fonte: Blog di Paolo Morandi

 

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