03/08/2016

Eutanasia ieri e oggi: l’omelia del “Leone di Munster”

Il 3 agosto 1941 presso la chiesa di San Lamberto, Clemens August Graf von Galen, vescovo di Münster, ha tenuto un’omelia contro l’eutanasia, che era largamente praticata dal regime nazista.

Il discorso di von Galen, nel 1941 è stato tanto deciso e potente da indurre Hitler a dichiarare – almeno formalmente – la sospensione del programma Aktion T4, in base al quale i disabili venivano sistematicamente terminati (eutanasia letteralmente vuol dire “buona morte“: a volte sembra un vocabolo decisamente poco adatto, in quanto di buono non c’è proprio niente).

Per tutta la vita von Galen ha incarnato la decisa contrapposizione della Chiesa cattolica al Nazismo (nonostante le bugie diffuse da tanti libercoli di storia), tanto che i suoi sermoni venivano distribuiti illegalmente e gli sono valsi l’appellativo di “Leone di Munster“. Ma ciò esula dalla questione Übioetica che ci interessa.

In tema di eutanasia, in particolare, il discorso di von Galen è talmente attuale che riteniamo – in questo anniversario – di riproporlo ai nostri Lettori, almeno nella sua parte centrale.

«Non possono più produrre, sono come una vecchia macchina, che non funziona più, come un vecchio cavallo diventato inguaribilmente zoppo. Sono come una mucca, che non dà più latte. Cosa si fa con una tale macchina? Viene demolita. Cosa si fa con un cavallo zoppo, con talaltra bestia improduttiva? No, non voglio portare a fine questo paragone, per quanto tremendi siano la sua giustificazione ed il suo potere illuminante. No, qui non si tratta di macchine, qui non si tratta di cavallo e di vacca, la cui unica destinazione è servire l’uomo, produrre beni per l’uomo. Possono essere fracassati, macellati, quando non rispondono più a questa destinazione.

No, qui si tratta di esseri umani, nostri consimili, nostri fratelli e nostre sorelle. Poveri esseri malati e, se si vuole, anche improduttivi! Ma per questo non meritano di essere uccisi.

Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finché noi siamo produttivi, finché siamo ritenuti produttivi da altri?

Se si ammette il principio, ora applicato, che l’uomo «improduttivo» possa essere ucciso, allora guai a tutti noi, quando saremo vecchi e decrepiti! Se si possono uccidere esseri improduttivi, allora guai agli invalidi, i quali nel processo produttivo hanno impegnato le loro forze, le loro ossa sane, le hanno sacrificate e perdute! Se si possono eliminare con la violenza esseri improduttivi, allora guai ai nostri bravi soldati, che tornano in Patria gravemente mutilati, invalidi!

Se poi si arriverà ad ammettere che delle persone abbiano il diritto di uccidere dei consimili, ‘non produttivi’ – anche se ora sono colpiti soltanto poveri ed indifesi malati di mente – allora per principio sarà permesso l’assassinio di tutte le persone non produttive, e cioè dei malati incurabili, degli invalidi del lavoro e di guerra, e quindi anche l’assassinio di noi tutti, quando saremo vecchi e decrepiti, e non più produttivi, è per principio lecito.

E allora è sufficiente che un qualsiasi decreto segreto ordini che il procedimento sperimentato con i malati di mente [il programma Aktion T4, ndR] venga esteso ad altri «improduttivi», per essere applicato anche ai tisici incurabili, ai decrepiti, agli invalidi sul lavoro, ai soldati gravemente mutilati. Allora nessuno è più sicuro della propria vita. Una qualunque Commissione lo può includere in una lista degli «improduttivi», che, secondo il loro parere, sono diventati «vite inutili». E nessuna polizia li proteggerà, e nessun Tribunale punirà il loro assassinio e condannerà l’assassino alla pena che si merita. Chi allora potrà avere ancora fiducia nel proprio medico? Può darsi che egli dichiari il malato come «improduttivo» e gli si ordini di ucciderlo. È inimmaginabile quale imbarbarimento dei costumi, quale generale diffidenza saranno portati entro le famiglie, se questa dottrina sarà tollerata, accettata e seguita. Guai agli uomini, guai al nostro popolo tedesco, se il sacro comandamento divino: «Non uccidere», che il Signore ha annunciato tra tuoni e lampi sul monte Sinai, che Iddio, nostro creatore, ha impresso sin dall’inizio nella coscienza degli uomini, non soltanto sia trasgredito, ma se tale trasgressione sia perfino tollerata ed impunemente messa in pratica».

Per un ottimo studio approfondito sulla vita di Von Galen e sui rapporti tra il Nazismo e la Chiesa di Pio XII si legga, di Stefania Falasca, Un vescovo contro Hitler, San Paolo, 2006, dove le omelie del venerabile prelato sono riportate integralemente.

Questa del 3 agosto ’41 è a p. 209.

Francesca Romana Poleggi

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