06/03/2014

Aborto fai da te: alla vigilia dell’8 marzo, le donne sono lasciate sempre più sole...

Riportiamo due articoli che commentano la grave decisione della Regione Toscana di consentire l’uso della mortifera RU486 fuori dall’ospedale

Aborto, pillola RU 486 anche senza ricovero. Fratelli D’Italia: “No ai consultori – abortificio”

“Dopo aver stabilito il triste primato di essere stata la prima regione d’Italia ad introdurre l’uso della pillola abortiva RU 486, senza aver effettuato prima un percorso di sperimentazione del farmaco, adesso la Toscana ha deciso che la pillola possa essere somministrata anche al di fuori delle strutture ospedaliere, cioè nei consultori familiari. Questi, che sono di competenza regionale, visto che dipendono dalle Asl, dovrebbero essere luoghi di ascolto di tutte le problematiche familiari ed offrire una pluralità di risposte e non limitarsi a fare i distributori di pillole. Perciò noi diciamo con forza “basta con i consultori trasformati in abortifici!”

Lo hanno dichiarato i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli e Marina Staccioli commentando la notizia apparsa su un quotidiano che riporta la decisione del Consiglio sanitario regionale, organo che si affianca all’assessorato alla salute, di consentire la distribuzione della pillola RU 486 anche senza ricovero e con modalità che i consiglieri definiscono “troppo elastiche e poco garanti della salute della donna”. “L’eccessiva solerzia da parte degli uffici regionali e le motivazioni addotte dal vicepresidente del Consiglio sanitario appaiono stravolgere lo spirito stesso della legge 194” sottolineano Donzelli e Staccioli “che, ricordiamo, se ha avuto il merito di aver eliminato la piaga dell’aborto clandestino, indubbiamente, va applicata meglio ed integralmente. A proposito dei consultori, l’art. 5 non li definisce come distributori di pillole ma come luoghi dove vanno esaminate con cura ‘le possibili soluzioni dei problemi proposti’ e dove cercare ‘di aiutare la donna a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto’”. “Noi siamo contrari all’aborto, con qualsiasi mezzo venga attuato, perché abbiamo sposato la cultura della vita e soprattutto della vita nascente” sostengono i consiglieri di Fratelli d’Italia che aggiungono “realisticamente riconosciamo che la nostra legislazione ha depenalizzato l’aborto e non ci permetteremo mai di esprimere giudizi nei confronti di chi vi ricorre, quasi sempre in situazioni di estrema difficoltà. Non possiamo però tollerare che invece di fare di tutto per limitarlo, si ricerchino strumenti per agevolarlo”. “E’ paradossale che la Regione, che per prima ha abolito la pena di morte, non stia dalla parte della vita ed anzi compia una vera e propria forzatura contro di essa” concludono Donzelli e Staccioli. “Non si possono risolvere i problemi dei cittadini più deboli distribuendo una pillola che uccide. Presenteremo un’interrogazione urgente al riguardo nella prossima seduta del Consiglio Regionale”.

Fratelli d’Italia

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La Toscana strappa, la Ru486 esce dall’ospedale

La pillola abortiva Ru486 esce dagli ospedali, in violazione delle regole imposte dalle autorità di farmacovigilanza per la sua importazione nell’estate 2009. A stabilire l’incredibile prova di forza è la Toscana, attraverso il parere del Consiglio sanitario regionale, organismo tecnico dell’assessorato alla Salute, secondo il quale il farmaco che causa la morte del feto entro le prime 7 settimane di gravidanza può essere assunto anche in strutture ambulatoriali.

La disciplina ministeriale per la somministrazione della Ru486, responsabile già del 7% degli aborti in Italia, prevede invece il ricovero in ospedale per garantire l’assistenza continua alla donna che ha scelto il metodo chimico, tutt’altro che privo di effetti indesiderati visti gli oltre 20 casi di morte documentati in tutto il mondo. L’eliminazione del feto morto, poi, avviene con un’abbondante emorragia che – senza ricovero – si può consumare a casa, sul posto di lavoro, per strada, in viaggio, e comunque nella più completa solitudine. Ora la via ambulatoriale rende la precarietà e l’isolamento di questa forma di aborto ancor più lancinanti.

L’assessorato al diritto alla salute della Regione Toscana, dal canto suo, ha fatto sapere che “approfondirà e valuterà” il parere tecnico del Consiglio sanitario regionale “in merito all’aggiornamento del ‘Protocollo operativo Ivg farmacologico di cui al parere CSR 47/2011’, il cui contenuto è conforme per ciò che concerne le strutture, alla legge 194/1978 laddove si afferma nell’art.8 che ‘nei primi 90 giorni di gravidanza gli interventi di Ivg dovranno altresì poter essere effettuati presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali e autorizzati dalla Regione”.

Scienza & Vita: deriva riduttivistica
“La scelta della Regione Toscana di rilasciare la Ru486 nei poliambulatori consuma il processo di banalizzazione dell’aborto in una deriva riduttivistica mascherata da efficienza”, commentano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita. “La Ru486, prodotto abortivo tutt’altro che esente da rischi, era stata adottata nei vincoli della Legge 194, prevedendo quindi il ricovero e l’osservazione. Paletti che sono già stati ampiamente disattesi dal momento che la donna, dopo aver assunto la compressa abortiva, poteva agevolmente firmare le proprie dimissioni dal reparto. Ora la somministrazione della pillola direttamente tramite gli ambulatori scavalca ogni disposizione legislativa e apre a una deregulation senza precedenti, le cui conseguenze sul piano antropologico sono immediatamente intuibili”.

Roccella: siamo all’aborto fai-da-te
“Siamo di nuovo di fronte al tentativo di smontare la legge 194 per arrivare all’aborto fai da te – è l’opinione dell’onorevole Roccella (Ncd) -. Il consiglio sanitario della Toscana, organo tecnico consultivo dell’assessorato alla salute, ha dato parere favorevole all’uso della pillola abortiva RU486 negli ambulatori, escludendo un ricovero ospedaliero. E’ un atto di grave superficialità, che denota un approccio ideologico al tema e una grande indifferenza per la salute delle donne. Ricordiamo – continua la Roccella – che è stata l’AIFA, al momento dell’immissione al commercio della pillola abortiva, a stabilire la necessità del ricovero in una struttura sanitaria, necessità ribadita da successive linee di indirizzo ministeriali. La volontà di portare l’aborto chimico al di fuori delle strutture ospedaliere può avere solo un senso politico: la volontà di arrivare all’aborto a domicilio superando la legge 194”. La Roccella informa di aver depositato un’interpellanza in merito per avere chiarimenti dalla Regione, dall’AIFA e dal Ministero.

Sacconi: conflitto con la legge 194
Secondo Maurizio Sacconi, capogruppo al Senato del Nuovo Centrodestra, “la somministrazione della pillola Ru486 negli ambulatori ipotizzata dal Consiglio sanitario regionale della Toscana confligge manifestamente con la legge 194 e con le conseguenti disposizioni della stessa agenzia del farmaco. Secondo Aifa la somministrazione deve essere infatti ospedaliera proprio perché secondo la legge qualunque processo abortivo deve realizzarsi nell’ambito di una rigorosa assistenza professionale. E’ evidente il tentativo tutto ideologico di voler banalizzare una decisione così drammatica sottraendola ad ogni forma di controllo e di prevenzione e determinando la solitudine della madre”.

Fonte: Avvenire

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