31/07/2015

Utero in affitto: il vuoto legislativo in Argentina

L’orrenda pratica dell’ utero in affitto cerca di farsi strada anche in Argentina ricorrendo allo stratagemma della “volontà procreativa”: sarebbero genitori biologici non coloro che lo sono realmente, ma coloro che vogliono esserlo. Una sorta di “volontà di potenza” radicalmente idealistica.

In Argentina la pratica dell’ utero in affitto non è vietata, ma neanche regolata dalla legge.

Questa situazione ha creato un vuoto giuridico che viene utilizzato dalle lobby LGBT e da alcuni avvocati per creare giurisprudenza a suon di sentenze, cercando così di imporre la pratica dell’utero in affitto nel Paese latinoamericano.

L`ultimo caso in cui i giudici hanno sentenziato in favore dei genitori biologici e non della madre che ha partorito il bambino, è stato il caso di Alma, a Buenos Aires. I suoi genitori biologici non potevano avere figli perché alla moglie era stato rimosso l’utero. Per questo, un’amica della famiglia ha offerto di ‘ospitare’ il feto, di fatto ‘prestando’ o ‘affittando’ loro il suo utero. La coppia ha accettato, e per ottenere il consenso legale si è rivolta all’avvocato Fabiana Quaini che aveva già vinto un altro caso simile.

L’avvocato ha affermato che per vincere il caso si è basata sulla “volontà procreativa”. “I genitori biologici e procreativi sono stati quelli che hanno avuto la volontà e hanno dato il consenso informato, così come la madre in affitto. La madre in affitto non ha mai voluto essere madre, ma ha solo acconsentito a portare a termine la gravidanza per i suoi amici”. “L’interesse superiore del bambino è quello di stare in famiglia”, ha aggiunto Quaini.

Di fronte all’assenza di legislazione nazionale sulla materia, l`avvocato ha dichiarato che si basa sulla normativa estera dei paesi dove è permesso e ha dichiarato che ci dovrebbe essere una legge in Argentina per “dare più sicurezza a tutte le parti, perché non tutti i giudici pensano allo stesso modo”.

BludentalLa Federazione Argentina di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (FALGBT) sta facendo varie campagne per rivendicare il “diritto” alla maternità surrogata, una campagna che punta a fare pressione perché ci sia un dibattito nel Congresso Nazionale per modificare il Codice Civile. “Al fine di garantire la parità di accesso e l’integrità e il benessere delle donne incinte, – ha affermato la FALGBT – il dibattito si dovrebbe riattivare poiché in origine l’argomento è stato incluso nel progetto preliminare della modifica del Codice Civile e Commerciale, ma è stato rimosso a causa di pressioni da parte della Chiesa Cattolica”.

La FALGBT ha ottenuto che le nascite di figli di coppie dello stesso sesso che hanno accesso alla surrogazione all’estero, siano registrate a livello nazionale e hanno affermato che si tratta di “un successo nel diritto di famiglia a livello internazionale”.

Auxi Rodríguez

 

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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