28/10/2016

A Buenos Aires prevale la vita: la Vidal pone un limite all’aborto

Niente ampliamento dell’aborto nella provincia di Buenos Aires.

Dall’Argentina ci giunge la buona notizia che la governatrice del distretto della capitale, María Eugenia Vidal (nella foto in alto), ha scelto di non aderire al “Protocollo per l’attenzione integrale delle persone con diritto all’interruzione legale della gravidanza“.

Tale documento, portato a termine ed approvato l’anno scorso dal governo di sinistra di Cristina Kirchner, è stato imposto dalla Corte Suprema di Giustizia argentina nel 2012, quando stabilì che l’aborto non può essere punibile nei casi in cui la gravidanza è frutto di uno stupro o quando può arrecare danno per la vita e la salute della madre.

In pratica, si tratta dell’introduzione dell’aborto per via giudiziale, nonostante il nuovo presidente Mauricio Macri si sia impegnato a non approvare alcuna legge che attenti al diritto alla vita del concepito. Quindi sostanzialmente in Argentina l’aborto, buttato fuori dalla porta, è rientrato dalla finestra. Oltretutto giustificando il tutto con la solita menzogna delle innumerevoli morti per aborti clandestini, che andrebbero a colpire principalmente le donne più povere. Falsità utili solo a distruggere il rispetto per la vita umana.

Ad ogni modo, la governatrice della provincia Buenos Aires – le cui posizioni in materia restano comunque ambigue – ha scelto di opporsi. Il suo ministro della Salute, la dottoressa Zulma Ortiz, nei giorni scorsi aveva firmato l’adesione al Protocollo, ma la Vidal (che a quanto pare non era stata previamente informata) si è dissociata ed ha fatto marcia indietro, ordinandone il ritiro o, meglio, l’inapplicabilità.

La decisione della governatrice ha diviso l’amministrazione della provincia tra abortisti e pro-life. Tra questi ultimi, alcuni nel gennaio scorso hanno sottoscritto il Patto di Sant’Antonio di Padova, tra i cui punti c’è proprio la protezione della vita e della famiglia, e dunque evidentemente hanno voluto mantenere l’impegno preso.

Bisogna tuttavia tener presente che dal 2012 nella provincia di Buenos Aires esiste un altro Protocollo, elaborato dall’ex governatore Danel Scioli subito dopo la sentenza della Corte Suprema. Si tratta di un protocollo più restrittivo di quello che si sarebbe dovuto adottare ora. Resta pertanto in vigore, limitando di molto l’aborto. Si tratta però sempre di una pessima norma, seppur catalogabile come male minore, imposto purtroppo dai giudici supremi.

Redazione

Fonte: La Nación


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