12/08/2014

Aborto di bambini Down: è un diritto?

L’eugenetica –ideologica o praticata- è ormai diffusa in modo così capillare che non è più una pratica formalmente censurata, associata a regimi dittatoriali esecrati come il nazismo, ma è ormai prassi quotidiana. Non fa più notizia né scandalo.

L’esempio tristemente più classico è quello dell’aborto dei bambini affetti da sindrome di Down. Si stima che nel mondo il 97% non riesce più a vedere la luce: non appena la madre viene informata dell’anomalia del proprio bambino, decide di abortire nella quasi totalità dei casi.

Così ti trovi a sfogliare la cronaca giudiziaria e ti imbatti in casi di genitori che si rivolgono ai giudici per richiedere il risarcimento dei danni  al medico che ha fatto nascere il loro figlio, colpevole di non aver avvertito dell’anomalia genetica. Così in Oregon un ospedale ha dovuto versare quasi tre milioni di dollari ad una coppia di “genitori” per non aver detto con certezza matematica che la bambina sarebbe stata Down. In tribunale la nascita è stata definita “illecita” in quanto la figlia è scampata all’aborto contro la volontà dei genitori.

Siamo all’assurdo.

Un caso analogo è arrivato a sentenza da poco: questa volta si è espressa la Corte europea dei diritti dell’uomo. E –per fortuna- in tutt’altro segno.

Anita Kruzmane, come riportato da LifeNews, ha intentato una causa contro il proprio medico per aver violato l’obbligo di prescrivere uno screening per la sindrome di Down. Il bimbo è nato con la trisomia 21 e la donna ha sostenuto che il suo diritto di abortire era stato così violato.

 

La Corte ha negato il risarcimento affermando che un bambino con la sindrome di Down non è causa di danno per la madre e che non è certamente da considerarsi un diritto quello di abortire un figlio per la sua anomalia genetica. L’unico diritto è quello di essere informati sullo stato di salute del nascituro, ma non di interrompere la gravidanza per questo.

Anche se quando l’aborto è legale, la madre può addurre le più svariate motivazioni per non far nascere il proprio figlio, per cui di fatto l’aborto è “a richiesta”, il messaggio lanciato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo è comunque importante: le persone con disabilità hanno dignità uguale a tutti gli altri e, quindi, non esiste alcun diritto di sopprimerle quando sono nel grembo materno.

E’ certamente un segno positivo rispetto alla pretesa di considerare l’aborto “terapeutico” come una “scelta umanitaria”.   E fortunatamente contrasta l’humus culturale che ha portato l’Authority della radiotelevisione francese a vietare la messa in onda del video con bambini Down felici che ringraziano la propria madre…

Redazione

 

banner-bussola-quotidiana

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.