30/01/2017

Aborto e obiezione di coscienza: civiltà e democrazia svedese

Ellinor Grimmark è un’ostetrica svedese che sta in causa dal 2015 per far valere il suo diritto a far nascere i bambini e a non praticare l’aborto.

Ma la legge svedese non prevede l’obiezione di coscienza all’aborto.

Alliance Defending Freedom (ADF) la assiste nel processo d’appello ancora in corso nel quale sostiene che  è stata licenziata ingiustamente, è stata vittima di una vera e propria discriminazione ingiusta.

Chi conosce lo svedese potrebbe farsi un’idea del clima mediatico che circonda la vicenda giudiziaria ascoltando quello che dice il giornalista del Swedish Morning News, un’emittente nazionale: «Quelli che sono contro l’aborto dovrebbero essere abortiti. Retroattivamente. Dovrebbero essere rinchiusi». Seguono risate e applausi. Segue l’immagine della Grimmark e dei suoi avvocati.

La BBC ha riportato i dati delle Nazioni Unite, secondo i quali la Svezia ha uno dei più alti tassi di aborto in Europa (seguita da Regno Unito e Norvegia. Più della Svezia solo Russia, Estonia e Bulgaria). Ha citato le norme internazionali dell’UE e del Consiglio d’Europa che richiedono agli Stati di garantire “la libertà di coscienza per gli operatori sanitari” riguardo l’aborto, come quelle in uso anche in altri paesi scandinavi, come Norvegia e Danimarca.

E ha riportato le dichiarazioni di Mia Ahlberg, presidente della Associazione Svedese delle ostetriche che ha detto che in Svezia la formazione professionale dell’ostetrica comprende la pratica dell’aborto, che esse possono eseguire anche in assenza di medico ginecologo. Ha aggiunto poi che l’ostetrica ha una scelta – può scegliere un’altra professione, se necessario – ma la donna che vuole l’aborto può scegliere di non tenere il bambino: si tratta di diritti delle donne, di diritti umani e diritto all’assistenza sanitaria.

Nel ragionamento della Ahlberg qualcosa non torna: perché la donna non può scegliere di dare il bambino in adozione? E il diritto di scegliere (di sopravvivere, anzitutto) del bambino? E poi: a un militare che pretendesse di non usare le armi si potrebbe senz’altro dire che ha sbagliato mestiere e doveva “scegliere” un’altra cosa. Ma a un autista si può imporre di investire i pedoni? E a un medico o un paramedico, che – per definizione e vocazione –  fa il mestiere di salvare la vita e curare i malati, si può imporre il dovere di uccidere con l’aborto o con l’eutanasia (come vorrebbe la legge sui DAT)?

Redazione



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