14/12/2016

Aborto: il Cile migliore combatte per difendere la vita

In Cile il Governo sta lavorando per legalizzare l‘aborto. E noi seguiamo da tempo l’andamento della situazione (vedere ad esempio qui, qui, qui, qui e qui).

Per fare il punto, abbiamo intervistato in esclusiva Elizabeth Bunster (nella foto sopra, presa dal sito de La Nación), Direttrice in Cile del Proyecto Esperanza (destinato ad aiutare le donne che hanno abortito), nonché principale promotrice del coordinamento “Chile es Vida“, una piattaforma di associazioni pro-vita particolarmente attiva contro il disegno di legge sull’aborto.

-Per iniziare, può spiegarci cos’è “Chile es vida” e perché è nato?
Chile es Vida” è una piattaforma civica che promuove il rispetto per la vita umana dal concepimento alla morte naturale. È uno spazio virtuale e trasversale al quale partecipano direttamente le organizzazioni e le persone che appartengono al coordinamento “Chile es Vida“. I suoi obiettivi sono:

 Accompagnare le donne incinta in difficoltà con le loro famiglie e quelle che soffrono le conseguenze del post aborto, affinché trovino in questo luogo appoggio, aiuto e vicinanza.

 Promuovere la protezione ed il valore della vita dell’essere umano dal suo concepimento alla sua morte naturale.

 Far conoscere iniziative e azioni di associazioni diverse che lavorano in favore del rispetto e della protezione della vita.

 Diffondere materiale di formazione, informazione e orientamento su questi temi.

Questa iniziativa è nata da laici di diverso orientamento politico e credo religioso, favorendo azioni come dibattiti, chiacchierate, seminari per chiarire questioni su cui la cittadinanza è confusa. Perciò, si è formato un coordinamento che ad oggi raggruppa oltre 50 entità civili, evangeliche, cattoliche, di adulti e di giovani motivate da uno stesso obiettivo: che in Cile si continui sempre a proteggere la vita dei nascituri e si eviti l’approvazione del progetto di legge sull’aborto presentato al Congresso dall’attuale governo della presidente Michelle Bachelet.

-Può farci un rapido riassunto su quello che sta accadendo nel vostro Paese riguardo all’aborto? A che punto sta il progetto di legge e quale sarà l’iter che seguirà nelle prossime settimane?
L’attuale progetto di legge di legalizzazione, impropriamente detto di depenalizzazione, dell’interruzione volontaria di gravidanza in tre casi, è stato sin da subito la scusa per promuovere l’aborto come diritto a scegliere. Quando la presidente Michelle Bachelet ne parlò la prima volta pubblicamente, il 21 maggio 2014, annunciò che avrebbe promosso un progetto di legge per depenalizzare l’aborto nei casi di pericolo per la vita della madre, stupro e grave malformazione del bambino. L’iniziativa ha dato il via, da subito, ad un gran dibattito politico. Così, il progetto è stato presentato con la firma della presidente il 31 gennaio 2015, attraverso il Bollettino 9895-11, alla Commissione Sanità della Camera dei Deputati, che lo ha approvato il 4 agosto 2015, mentre la fattispecie di stupro ha avuto il via libera il 15 settembre 2015. La stessa Camera ha approvato in aula la legge il 17 marzo 2016, inviando il tutto al Senato. La Commissione Sanità del Senato ha approvato il progetto il 6 settembre 2016 con tre voti a favore (compreso quello della presidente del Partito Democratico Cristiano, Carolina Goic) e due contrari.
L’ultima settimana di novembre, il Governo con i rappresentanti dei partiti della coalizione “Nuova Maggioranza” dovevano stabilire i progetti di legge prioritari  e urgenti per il Paese, trovandosi di fronte ad un drastico calo di consensi, soprattutto a causa dei fallimenti in riforme davvero urgenti come quelle dell’educazione, della sanità, delle pensioni e di altri temi rilevanti rimasti senza risposta. Ebbene, si è mantenuta l’urgenza per questo disegno di legge, ritenuto emblematico dal Governo, in quanto rappresenta l’ideologia soggiacente alle azioni di chi oggi guida il Paese, ma non certo una vera necessità delle famiglie cilene.
Pertanto, attualmente il progetto si trova alla Commissione Affari Costituzionali  del Senato e si è detto che sarà votato nella prima settimana di gennaio. Dopodiché, sempre nello stesso mese, sarà votato dall’aula del Senato.

-Purtroppo, se in Italia si proponesse una legge come quella che si sta discutendo da voi, molti direbbero che si tratta di un provvedimento “oscurantista”. In realtà, però, se il Cile approvasse l’aborto, anche solo nei tre casi sopra menzionati, si aprirebbe una faglia nella diga. Cosa ne pensa? E cosa direbbe a chi ritiene che una piccola e circoscritta apertura all’aborto non è affatto pericolosa?
Il popolo cileno ha tra i suoi valori il rispetto della vita di ogni essere umano. Tuttavia, attraverso menzogne, si confonde la cittadinanza, presentando l’aborto come un diritto della donna, ignorando il grave danno inferto al bambino che ha iniziato a vivere e alla stessa donna, alla quale l’aborto procura gravi ferite psicologiche. La donna spinta ad abortire, qualunque sia il motivo, deve ricevere una risposta di solidarietà, un accompagnamento integrale durante la sua gravidanza, tale da fornire risposte concrete ai suoi bisogni. Offrirle come soluzione la morte del bambino è frutto di ideologie straniere disumanizzanti, frutto della cultura della morte, che cercano di eliminare il valore della persona attraverso visioni eugenetiche e politiche internazionali che mirano ad imporre l’aborto.

-Quindi sta dicendo che ci sono pressioni internazionali che spingono il governo socialista cileno a legalizzare l’aborto?
Appena assunto il suo incarico di presidente del Cile, Michelle Bachelet ha annunciato che la legge dell’aborto sarebbe stata una delle sue priorità; lo ha fatto dopo aver guidato come direttrice esecutiva, negli anni precedenti, “ONU Donnes”. Questa organizzazione dell’ONU è nota per il suo sostegno a Planned Parenthood, che sponsorizza il gruppo femminista Miles; tale associazione, come si legge nella sua pagina web, è stata finanziata da Planned Parenthood ed è divenuta una lobby pro-aborto. Ad esempio, ha finanziato viaggi e soggiorni di deputati in Argentina per conoscere come attuare l’aborto legale. Quanto a Planned Parenthood, poi, recentemente si è venuti a conoscenza del mercato di corpi e organi di bambini abortiti, confermato da una commissione del Senato statunitense. Tutto ciò dimostra che l’aborto è divenuto un grande affare.

-Nel Parlamento cileno ci sono partiti e politici che lottano per difendere il diritto alla vita senza eccezioni? Qual è ad esempio la posizione del Partito Democratico Cristiano?
Ci sono partiti e parlamentari che manifestano la loro assoluta opposizione all’aborto. Purtroppo, come ho già detto, sull’approvazione del progetto la differenza l’hanno fatta i voti del Partito Democratico Cristiano; nei diversi passaggi, a partire dalla Commissione Sanità della Camera, il progetto è andato avanti con i voti della DC, nonostante sia contrario ai principi fondamentali di questo partito, che includono il rispetto della vita della persona dal concepimento. Parlando con la presidente del Partito Democratico Cristiano, Carolina Goic, dopo una seduta della Commissione Sanità, le ho espresso la mia preoccupazione che con una legge simile legittimeremo la violenza contro tanti bambini e contro le stesse donne a causa del trauma che procura l’aborto; lei mi ha risposto affermando che deve legiferare accogliendo tutte le opinioni. Si tratta di un relativismo inaccettabile. Potremmo domandarle: “se si discutesse un progetto di legge volto a legalizzare, solo in alcuni casi specifici, il diritto alla tortura o il diritto a possedere schiavi, ascolterebbe ugualmente i difensori di proposte così orribili?”.

-Cosa ci dice della società civile? Come reagisce l’opinione pubblica di fronte a questa proposta di legalizzazione dell’aborto?
La società civile si è organizzata in vari modi: attraverso associazioni pro-vita, reti a difesa della vita e della famiglia, le Chiese Cristiane e la Chiesa Cattolica; da più di due anni c’è poi la Piattaforma di coordinamento “Chile es Vida“, che cerca a livello nazionale di informare sulle diverse campagne di appoggio alla vita, aiutando le donne incinta, accompagnando quelle che attraversano la fase del post-aborto, organizzando manifestazioni di rigetto al progetto di legge sull’aborto. Così, nel centro di Santiago del Cile abbiamo avuto la presenza di oltre centomila persone che hanno manifestato a favore della vita. In questi due anni il numero di attività è cresciuto, ma non siamo stati ascoltati; questo fa pensare che alcuni politici hanno già sottoscritto accordi tali da non permetter loro di cambiare il voto.

-Quali campagne sta organizzando “Chile es Vida”?
Dall’inizio ha organizzato campagne di informazione a livello nazionale sulle conseguenze prodotte da una possibile legge sull’aborto; attualmente sta promuovendo una Campagna di Responsabilità cittadina chiamata #MiVotoValeVida, con la quale cerca di orientare il voto cristiano alle prossime elezioni (novembre 2017), influenzando così i senatori.
Con ciò si vuole rendere noto ai cristiani che il rispetto della vita è uno dei criteri fondamentali per decidere chi votare. L’obiettivo è mobilitare il voto cattolico delle principali parrocchie, movimenti ecclesiali, di ogni diocesi, attraverso i principali mezzi di comunicazione, reti sociali e stampa di ogni regione. In tal modo si vuole sensibilizzare la base elettorale di ogni circoscrizione, facendo presente ai senatori che saranno votati solo se si dimostreranno a favore della vita e contro la legge sull’aborto.
Le attività proposte a livello nazionale, da Arica a Punta Arenas, evidenziano le conseguenze dell’aborto sulla donna e sulla famiglia. Di fronte al progetto di legge sull’aborto i cattolici hanno la missione e la responsabilità civica di schierarsi a favore della vita e di convincere gli altri a farlo. L’auspicio è che tale movimento cittadino porti l’aula del Senato a non approvare il progetto di legge sull’aborto.

-Cosa fare se alla fine, disgraziatamente, il Parlamento approvasse la legge?
Mai perdere la speranza! Si cercherà sempre il modo di ribaltare una legge di morte, soprattutto facendo capire l’intrinseca dignità di ogni persona e il dovere di difendere tutti i diritti umani, in primo luogo il diritto alla vita, senza discriminare nessuno per le sue condizioni, origini o malattie. Ad ogni modo in Cile moltissima gente vuole lavorare e lottare per difendere e promuovere la vita, perché... Cile è Vita.

Federico Catani


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