27/05/2015

Aborto: il Paraguay rifiuta di legalizzarlo. Fino a quando?

Il Paraguay deve legalizzare l’aborto.

Lo chiedono l’Alto Commissariato per i diritti umani dell’Onu ed Amnesty International.

Le pressioni internazionali sono recentemente aumentate a seguito della triste vicenda di una bambina di 10 anni violentata dal patrigno e rimasta incinta. Come da copione, il singolo caso pietoso (che viene SEMPRE scovato, proprio nel luogo giusto e nel momento giusto: ricordiamo un caso molto simile in Cile, o la vicenda della povera Savita in Irlanda) diventa il pretesto per introdurre l’uccisione dell’innocente.

In nome del diritto alla salute e alla felicità (?) della povera bambina abusata, si chiede l’eliminazione della piccola vita cresciuta nel suo piccolo grembo. Il tutto entrando a gamba tesa negli affari interni di uno Stato sovrano, che ha il diritto di gestirsi autonomamente e di non subire diktat esterni per quel che riguarda il proprio sistema valoriale. Il governo paraguayano fortunatamente tiene duro, tanto che dal Ministero della Sanità hanno fatto sapere che per la bambina è molto più pericoloso abortire che portare avanti la gravidanza e quindi l’ipotesi dell’aborto non viene presa minimamente in considerazione.

Nonostante ciò, il pesante intervento internazionale ha suscitato un’accesa discussione in Parlamento. Lo scorso 19 maggio, nella Sala bicamerale del Congresso nazionale, si è tenuto infatti un dibattito con varie realtà associative per riflettere circa la possibilità di riformare il Codice penale, introducendo per l’appunto la legalizzazione di aborto ed eutanasia.

L’attuale Codice, all’art. 109 recita che chi uccide o tenta di uccidere un feto è punito con il carcere fino a cinque anni. E all’art. 106 ricorda che chiunque uccida un malato, anche acconsentendo alle sue richieste, è punito sino a tre anni di carcere. Inoltre la Costituzione del Paraguay, all’art. 4, afferma la difesa del diritto alla vita, specificando che la sua protezione, in generale, è garantita sin dal concepimento. Si vorrebbero quindi spazzar via tali norme di buon senso perché, secondo gli esperti dell’Onu e di varie Ong, sarebbero disumane…!

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La discussione parlamentare, assai accesa e durata tre ore, ha visto confrontarsi pro-life e pro-choice, ma allo stato attuale si può affermare che nel Paese sudamericano, sia tra l’opinione pubblica, sia tra la classe dirigente, prevale la volontà di tutelare la vita umana dal concepimento alla morte naturale. Ma fino a quando il Paraguay riuscirà a resistere a questo vento folle e criminale?

Fonte: CitizenGo

Federico Catani

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