21/11/2016

Aborto in Cile: in un video la voce del cuore dei bambini

La battaglia sull’aborto che si sta combattendo in Cile è di capitale importanza.

Come i nostri Lettori sanno, stiamo seguendo attentamente quel che accade “alla fine del mondo”, perché si tratta di un grande Paese dell’America Latina.

Il governo vuole depenalizzare l’aborto – ora vietato e perseguito – nei tre casi di malformazione del feto, stupro e pericolo di vita per la madre. Se questo avvenisse, ci troveremmo davanti alla solita faglia nella diga, che presto o tardi porterà l’aborto libero e senza restrizioni.

Chiunque poi sia dotato di un minimo di razionalità sarebbe in grado di capire che un provvedimento del genere è ipocrita e contraddittorio. Si parla infatti di depenalizzazione: ciò quindi significa che l’omicidio dei bambini non nati continua ad essere un reato. Che però, nelle tre fattispecie summenzionate, non dovrebbe venire penalmente perseguito. Ma se di omicidio si tratta, perché mai in alcuni casi non può essere punito? Vi sono forse vite che hanno più valore di altre? Si vuole per caso discriminare qualcuno?

La manifestazione che il gruppo femminista cileno “Reivindica” ha tenuto nelle scorse settimane davanti al palazzo governativo della Moneda ha voluto proprio mettere in luce queste contraddizioni, facendo notare un dato di realtà inoppugnabile: il battito cardiaco dei bambini nella pancia della mamma, che le mamme presenti hanno trasmesso in diretta e a tutto volume con dei megafoni.

Per una volta almeno, a parlare è stato chi non ha voce, chi non può fare lobby, né difendere i suoi diritti in Parlamento: i bambini fanno sentire... la voce del loro cuoricino.

L’associazione ha poi diffuso un video (che potete vedere qui sotto in spagnolo e con i sottotitoli in inglese) il cui scopo è ricordare a tutti che sì, l’aborto è la soppressione violenta di una vita umana innocente. Parlare di ‘feto’ è un modo per distogliere l’attenzione da ciò che avviene quando una donna va ad abortire. Si dovrebbe piuttosto sempre usare la parola ‘figlio’, perché ad essere ammazzato è realmente il proprio figlio e non un grumo di cellule od un’escrescenza fastidiosa. E a dirlo non sono i prolife, ma la scienza, la medicina, la realtà delle cose, che gli ideologi abortisti vogliono celare.

Essere consapevoli che ciò che si vuole interrompere è un battito cardiaco aiuta certamente a prendere le distanze da qualunque forma di sdoganamento dell’aborto.

Redazione

Fonte: Actuall


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