18/01/2017

Aborto, lucroso genocidio: coraggiosa denuncia da El Salvador

In Salvador l’aborto è vietato senza alcuna eccezione, sebbene ultimamente la sinistra al governo abbia presentato un progetto di legge volto alla depenalizzazione in alcune fattispecie.

Da giorni è però diventato virale il video dell’intervento parlamentare tenuto da Ricardo Velásquez Parker (nella foto sopra), giovane deputato del partito liberal-conservatore ARENA (Alleanza Repubblicana Nazionalista). Noi lo postiamo qui sotto: è in spagnolo, ma si capisce bene. Velásquez Parker tuona contro l’aborto, dicendo che legalizzarlo significherebbe ammettere l’omicidio, anzi, un vero genocidio, peggiore dell’Olocausto.

Il giovane politico, membro della Commissione Affari Costituzionali, non ha nemmeno paura di denunciare l’enorme giro di affari della lobby abortista internazionale, al cui vertice sta Planned Parenthood, né di parlare del dramma della sindrome post-aborto. Il suo partito ha presentato una proposta di legge per riformare il Codice Penale, in modo che il reato di aborto venga paragonato all’omicidio aggravato (attualmente in Salvador uccidere un nascituro non è considerato grave come uccidere un adulto). Poiché il dibattito è aperto, entro fine gennaio i cittadini sono invitati a far sentire la loro voce inviando alle istituzioni i loro pareri sul tema.

Piacevolmente colpiti dal coraggio di Velásquez Parker, lo abbiamo voluto intervistare, anche per sostenerlo nella sua lotta per la difesa della vita.

1. Onorevole, organizzazioni come Amnesty International denunciano il Salvador per una legislazione troppo dura sull’aborto e sostengono che le donne finiscono in carcere addirittura per aborti spontanei. È vero?

Non è vero, in Salvador non ci sono donne condannate per aborti spontanei. Quelle incarcerate  – sfruttate dalla propaganda per depenalizzare l’aborto doloso – lo sono per il delitto di omicidio aggravato dei loro figli, in base all’art. 129, comma 1, del vigente Codice Penale. A dimostrare scientificamente che si tratta di omicidi di bambini uccisi dopo la nascita dalle loro stesse madri sono i consulti medici e le sentenze dei giudici.

2. Ora nel suo Paese si parla di legalizzare l’aborto, giusto?

L’aborto è il più grande abuso contro i minori e la più grande minaccia contro la vita. La sua legalizzazione sancirebbe il fallimento collettivo dei valori della società salvadoregna, valori fondati sulla Costituzione, che riconosce la personalità umana sin dal concepimento. La situazione è chiara: c’è una lotta tra quanti sono a favore della vita e quanti, per interessi economici e demografici, vogliono legalizzare l’uccisione di esseri umani nella loro fase più vulnerabile.

3. I cittadini cosa pensano al riguardo?

Ci sono due statistiche schiaccianti.

• L’agenzia IPSOS Herrarte a luglio 2016, nella sua inchiesta “Così pensano i giovani”, segnala che l’86% degli intervistati considera l’aborto un crimine o comunque qualcosa di grave.
• L’inchiesta dell’agenzia UCA segnala poi che le istituzioni con la maggior credibilità in Salvador sono le Chiese e tali istituzioni sono essenzialmente pro-vita.

Pertanto la popolazione è a favore della vita. Ovviamente ci sono minoranze che la pensano diversamente.

4. Ci sono pressioni internazionali su El Salvador, per far sì che l’aborto venga depenalizzato?

Certo che sì. Da fuori vengono forti pressioni, soprattutto da parte di organismi delle Nazioni Unite e di Ong quali Amnesty International, l’IPAS e altre ancora. Tali pressioni si esercitano in modi diversi. C’è ad esempio il finanziamento diretto dei movimenti pro aborto da parte di Planned Parenthood. Si tratta di aiuti tutt’altro che disinteressati: si immagini che in alcuni casi a queste organizzazioni non conviene solo l’aborto, ma un aborto che subisca complicazioni, in modo che si possa ricorrere a strumentazioni che esse stesse producono e vendono.

5. Il suo partito ha presentato un progetto di legge per frenare gli intenti abortisti della sinistra. Ce ne può parlare?

Il Codice Penale attuale non si armonizza, nei casi di aborto e lesioni al nascituro, con la protezione della vita sin dal concepimento prevista dalla Costituzione, violando così i principi di uguaglianza e proporzionalità della pena rispetto al bene giuridico protetto. La pena per chi uccide un nascituro non è proporzionata al bene giuridico violato, ovvero la vita.
Nella sentenza 348-99 il Tribunale Costituzionale ha affermato che l’ordinamento giuridico deve riconoscere la vita come un diritto fondamentale il quale, per la sua propria connotazione, costituisce un presupposto assiologico essenziale, vincolato direttamente a tutti gli altri diritti riconosciuti dalla Costituzione. Gli artt. 1 e 2 della Costituzione infatti si riferiscono alla vita come a un diritto fondamentale di “ogni persona”, la quale è definita espressamente come “ogni essere umano, a partire dal concepimento”.
Il nostro progetto di legge (n. 944-7-2016-1) è una riforma del Codice Penale basata sui principi costituzionali di sicurezza giuridica e uguaglianza nell’applicazione della legge, ovvero vuole proporzionare la pena al bene giuridico da tutelare, cioè la vita prenatale.9-weeks_aborto_Spagna_ business

6. Ha in mente anche altre iniziative?

Recentemente abbiamo legiferato per ridurre la burocrazia nel processo di adozione dei minori e per dare maggior efficienza all’Istituto Salvadoregno per lo Sviluppo Integrale dell’Infanzia e Adolescenza.

7. Cosa risponde a chi sostiene che l’aborto è un diritto della donna e che depenalizzarlo in certi casi, come stupro, pericolo per la vita della madre o malformazione del bambino è una misura di buon senso, utile per evitare aborti clandestini e aiutare le donne?

Rispondo ripetendo ancora che l’art. 1 della nostra Costituzione riconosce la persona umana come origine e fine dell’attività dello Stato. E che riconosce come persona umana ogni essere umano a partire dal concepimento. Che l’art. 2 della stessa Costituzione stabilisce che ogni persona ha diritto alla vita, all’integrità, alla sicurezza, al lavoro, alla proprietà, e a essere tutelata nella conservazione e difesa di questi diritti. Che nei casi di aborto e lesioni del nascituro il Codice Penale vigente non punisce adeguatamente il colpevole, violando la Costituzione e i principi di uguaglianza e proporzionalità della pena rispetto al bene giuridico protetto.
Il primo diritto di un uomo, superiore a tutti gli altri diritti, è il diritto alla vita. In caso di stupro non si può pensare di commettere un altro crimine per cancellare il primo delitto, perché ciò aggiungerebbe solo un altro trauma alla madre e non eliminerebbe affatto il dolore della violenza subita: questo è provato, esistono studi che lo dimostrano.
Per la mamma (ed il bambino) è meglio ricevere un trattamento psicologico e l’attenzione medica adeguata a portare a termine la gravidanza nel migliore dei modi. La donna deve essere aiutata anche a decidere se vuole tenere il bambino o darlo in adozione. Ripeto, un aborto intensificherebbe solo le conseguenze della violenza e provocherebbe un deterioramento della salute mentale, emozionale e fisica della madre.
Nel caso in cui la vita della donna sia in pericolo, i medici hanno il dovere (e si suppone la capacità) di proteggere entrambe le vite, come impegna il giuramento ippocratico. Per un sistema sanitario pubblico anti-etico, composto da politici cinici e senza valori, e per un medico inetto, la soluzione più facile e rapida (non certo la più corretta) è uccidere il bambino. Casi come quello di “Beatriz” nel nostro Paese dimostrano che si può fare tutto il possibile per salvaguardare la vita di entrambi i soggetti. La medicina oggi è progredita, non ci sono scuse.
Una donna ha sicuramente diritto di non volere il figlio e anche di non essere madre Ha ogni diritto, ma non quello di uccidere un altro essere umano.

8. Lei ha difeso con coraggio e chiarezza il diritto alla vita, senza paura di mostrare anche foto di bambini abortiti. Non pensa di lottare per una causa già persa e di voler allontanare El Salvador dal progresso e dal mondo occidentale?

La battaglia delle Termopili non è stata una causa persa dagli Spartani, ma ha consentito di dar vita ad un’alleanza fra tutti i Greci, tale da arrestare l’avanzata dell’impero persiano. Nemmeno la crocifissione di Cristo è stata una causa persa: ha diviso in due la storia dell’umanità e i suoi insegnamenti giudeo-cristiani, insieme alla filosofia greca e al diritto romano, costituiscono i fondamenti del mondo occidentale. È profondamente occidentale affermare che l’amore al prossimo (idea cristiana), particolarmente al nascituro (idea romana), è una ragione logica (idea greca) per difendere la vita. Tutte le gradi conquiste motivo di orgoglio per l’umanità sono sempre state il prodotto della creatività e del coraggio di un individuo che non si è dato per vinto davanti a cause propagandisticamente bollate come perse.
Come scriveva lo scrittore ed economista francese Frédéric Bastiat, il peggio che possa capitare ad una buona idea non è che la attacchino abilmente, ma che la difendiamo con inettitudine.

Federico Catani


#STOPuteroinaffitto: firma e fai firmare  qui la petizione 

contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

 

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