29/04/2016

Aborto: per il sindaco di Madrid i feti non sono persone

Con l’aborto non si uccide nessun bambino, perché i nascituri non sono persone.

A pronunciare questa frase delirante è stata il sindaco di Madrid Manuela Carmena, la cui visione politica è ferma a quella dei “rossi” degli anni Trenta. Gli stessi che hanno provocato la guerra civile.

In un’intervista rilasciata al programma televisivo El Gato al Agua, la signora Carmena ha avuto modo di esternare tutto il suo armamentario ideologico.

Interpellata in tema di aborto, il sindaco della capitale spagnola ha dichiarato che si tratta di un diritto della donna, della libertà di scegliere in merito alla propria discendenza. E ha sottolineato che con l’aborto non si uccidono bambini, semplicemente perché il feto non è una persona.

Ecco come come pensa una delle stelle del progressismo iberico (e purtroppo non è la sola). Le sue affermazioni – drammatiche, prima ancora che imbarazzanti – sono evidentemente del tutto contrarie alla scienza, oltre che al senso di umanità. Ebbene, ad una persona che ragiona così, in un Paese civile e mediamente normale non bisognerebbe affidare nemmeno le chiavi di casa. Figuriamoci quelle dell’amministrazione pubblica...

Stesso discorso, ça va sans dire, vale per Hillary Clinton, che a rilasciato dichiarazioni simili. E pretende di diventare presidente degli Stati Uniti, ovvero del Paese che, in soldoni, vorrebbe controllare la politica mondiale.

Ovviamente, non è difficile dimostrare come da tali presupposti si arrivi logicamente alla giustificazione dell’infanticidio o, più in generale, dell’omicidio per “giusti” motivi (in Europa già succede). Se non riconosco che il diritto alla vita pre-esiste allo Stato e che pertanto non dipende dalla volontà del legislatore, ogni aberrazione è ammessa. Quando l’ordinamento politico ai arroga il diritto di definire chi è persona e chi no, chi merita di vivere e chi no, allora poniamo le premesse del totalitarismo.

Commentando questo episodio e la decisione del Re di indire nuove elezioni per il prossimo 26 giugno, Gádor Joya, portavoce di Derecho a Vivir, sostiene che il futuro della Spagna non è affatto roseo. Nelle prossime settimane, infatti, nessuno si preoccuperà di difendere il diritto alla vita. C’è nei “buoni” un complesso di inferiorità e una paura di venire massacrati mediaticamente, che li induce al silenzio su temi divisivi come i cosiddetti valori non negoziabili. Accade lo stesso in Italia.

Ma non tutti sono disposti a tacere. C’è chi, come le varie realtà pro-life, continuerà a dar voce a quanti non possono parlare, ovvero ai bambini non nati, macellati a migliaia ogni anno con l’aborto e nell’indifferenza generale.

Nascondere la verità sull’omicidio dell’aborto è come nascondere le immagini e i filmati dei campi di concentramento, di ieri e di oggi. Chiudere gli occhi davanti alla “cultura della morte” è connivenza col male.

Anche per questo domenica 8 maggio saremo a Roma alla Marcia per la Vita.

Federico Catani


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