27/06/2016

Aborto, sesso, parità: la Polonia non cede all’Europa

La Polonia non intende cambiare le proprie politiche in materia di aborto, educazione sessuale, diritti delle donne e obiezione di coscienza.

E’ questa, in sintesi, la coraggiosa risposta del governo di Varsavia alla relazione (si veda qui) sulla “salute sessuale e riproduttiva” redatta qualche giorno per mano del commissario preposto ai diritti umani, Nils Muižnieks, con la quale il Consiglio d’Europa invitava il Paese ad aprirsi alle cosiddette “conquiste civili” (che, in realtà, altro non fanno che minare la dignità delle persone).

Aborto libero, educazione sessuale senza troppi vincoli (legati, per esempio, all’età, ma anche al sesso delle persone coinvolte, per non parlare di altro), contraccezione a tutto campo quale soluzione di ogni possibile “problema” (la gravidanza), parità tra uomini e donne che sa molto di indifferenziazione sessuale in pieno gender-style, eliminazione del diritto all’obiezione di coscienza dei medici...

L’indirizzo dei poteri forti che governano le istituzioni sovranazionali dell’Europa lo conosciamo purtroppo bene. E, ovviamente, in questo clima culturale Stati come la Polonia non possono che rappresentare un “problema”. Da risolvere dall’alto, alla faccia della democrazia.

A tutto questo però la Polonia ha avuto il coraggio di dire «No», rivendicando e prestando fede alla propria identità nazionale, ben radicata nei valori cristiani.

LifeNews ci informa che il governo di Varsavia ha risposto al commissario del Consiglio d’Europa accusandolo di «oltrepassare il suo mandato, di essere pieno di pregiudizi e  discriminatorio e di interferire negli affari interni di uno Stato sovrano».

La Polonia ha colto quindi l’occasione per ribadire a chiare lettere che «la legislazione polacca in questo senso ha le sue fonti nella Costituzione ed è condizionata dalla cultura largamente condivisa della società polacca per il rispetto della vita». In tal senso, il fatto che il partito di maggioranza, Diritto e Giustizia, abbia annunciato di voler abrogare totalmente la legge sull’aborto è un segnale molto eloquente.

La Polonia ha inoltre risposto alle accuse mosse sulla base dei dati della Planned Parenthood Federationsecondo cui il Paese impedirebbe alle donne l’uso dei contraccettivi. Il governo polacco le ha definite «risibili» e dettate dall’interesse della PPF al profitto: «Difficilmente <la PPF> può essere definita – ha infatti affermato – una fonte imparziale di informazioni, alla luce del suo ruolo attivo nel promuovere l’accesso alla contraccezione e all’aborto a fini di lucro».

Infine, anche l’accusa di una presunta discriminazione nei confronti delle donne è stata smontata, con argomentazioni inattaccabili in quanto legate ai numeri. La Polonia, infatti, non solo ha le percentuali  più basse di violenza domestica e di molestie sessuali  di tutta l’Europa, ma il governo polacco ha anche evidenziato come i dati OCSE dimostrino che nel paese «[...] il divario retributivo di genere – scrive ancora LifeNewsè tra i più bassi in Europa, solo il 10,6%, meno di Germania, Paesi Bassi, Svezia e Norvegia; che la Polonia ha la seconda più grande quota di gli investitori donne, e che il rapporto di donne parlamentari si attesta al 27,4%, che è paragonabile alla media d’Europa del 28,58%».

Redazione


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