19/04/2014

Andate in vacanza, fate figli!

Una delle ultime risposte al calo demografico occidentale? Lo “sconto ovulazione” sulle ferie. Così un’agenzia viaggi danese cerca di promuovere i  propri pacchetti vacanze prevedendo degli sconti alle coppie di connazionali che, di ritorno dal periodo prenotato, certifichino l’avvenuto concepimento.

Affidiamoci al commento che Giuliano Guzzo fa della notizia, sotto vari aspetti davvero particolare.

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Molti sono convinti che il problema dell’Europa, oggi, sia l’Euro. Tesi rispettabile e verosimile anche se, a ben vedere, c’è un problema che per gravità precede quello della moneta, vale a dire l’inverno demografico: il Vecchio Continente non è più solo un modo di dire, sta diventando sempre più un modo di essere. In Europa non nascono infatti più bambini, con conseguenze devastanti sul piano dei costi fissi e delle risorse di cui può disporre concretamente la società, dal momento senza giovani diventa oggettivamente complicato immaginare il futuro di qualsivoglia comunità.

Deve aver preso spunto da questo problema la danese Spies Rejser Travel, un’agenzia che, segnalando il guaio demografico assai evidente in Danimarca – la parabola delle nascite ha iniziato la sua picchiata negli anni 1995-1996 senza più fermarsi, tanto che dalle 12,16 nascite ogni 1.000 abitanti del 2000 si è passati alle 10,22 del 2012 –, indica nei viaggi (specialmente i propri, ovvio) una soluzione. Il motivo? Semplice: secondo alcune statistiche, i danesi incrementerebbero del 46% l’attività sessuale in vacanza, e il 10% dei bambini sarebbero concepiti durante i viaggi.

Così la Spies Rejser, al grido patriottico e vagamente grottesco di Do It For Denmark – «Fatelo per la Danimarca» – ha lanciato la propria campagna promozionale, con tanto di “sconto ovulazione” alle coppie che riescono a dimostrare che hanno praticato sesso concependo un figlio durante la vacanza. Ora, a parte il fatto che una simile campagna, come direbbero i paladini del politically correct, è palesemente omofoba (difficile che una settimana parigina o londinese, per quanto romantica ed elettrizzante, si riveli feconda per una coppia gay), è grave che si sia arrivati a questo punto.

E’ grave che debbano essere le agenzie viaggi a sottolineare un problema altrimenti nascosto e che invece è a tutti gli effetti è “il” problema non solo della Danimarca ma dell’intera Europa (stendiamo un velo pietoso sull’Italia, che nel 2012 ha fatto registrare un dato disastroso: 9.06 nati ogni 1.000 abitanti). E’ inoltre grave – anche perché non è solo il pensiero della Spies Rejser – che vi sia chi immagini un legame diretto fra attività sessuale e natalità: dopo decenni di apologia della contraccezione, inutile nasconderlo, il problema si è fatto molto più radicale e riguarda quello che lo statistico Roberto Volpi chiama «stanchezza riproduttiva».

Se i figli non arrivano non è cioè per colpa di una sorta di sciopero delle cicogne: i figli non arrivano perché non si cercano, e non si cercano perché non è mai il momento, e quando è il momento non c’è una casa abbastanza grande, e quando la casa c’è non ci sono stipendi abbastanza alti,  e via di questo passo. Se i figli non arrivano, insomma, non è tanto per difficoltà concrete che pure esistono e si sono accentuate con la crisi, bensì per un individualismo che sfascia le famiglie oppure non le fa neppure più nascere. Ma se non si scommette più nell’Amore, nessun viaggio sarà abbastanza bello da far tornare voglia di futuro. Perché al Viaggio più bello abbiamo già rinunciato.

Giuliano Guzzo

 

Blu-Dental

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