03/04/2013

Campagna europea per la tutela della vita umana Uno di noi

«Risvegliare la coscienza del popolo, salvare vite umane, indicare all’Europa la strada per ritrovare la sua anima»: sono questi i principali intenti della campagna “One of us” (Uno di noi), avviata nei 27 Paesi dell’Unione europea (Ue) da parte dei vari movimenti per la vita.
A ricordarlo è stato il vescovo segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei) Mariano Crociata, che nel corso di un recente incontro con i rappresentanti delle principali aggregazioni laicali ha reso noto di avere inviato a tutti i parroci della Penisola una lettera per invitarli a «offrire agli organizzatori dell’iniziativa di raccolta firme la massima collaborazione ed eventualmente a promuoverla anche autonomamente». L’obiettivo è quello di raccogliere nell’arco dei prossimi sei mesi, un consistente numero di firme (almeno un milione su scala continentale) per «richiedere alle istituzioni europee di riconoscere il diritto alla vita del bambino concepito e non ancora nato». La campagna, infatti, si pone a sostegno di una richiesta legislativa da rivolgere alla Commissione europea, per estendere «la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza della Ue». Nella lettera del segretario generale della Cei si sottolinea inoltre che l’iniziativa intende chiedere all’Ue «la cessazione di ogni finanziamento ad attività che promuovono l’aborto nel mondo ed effettuano ricerche distruttive di embrioni umani». Il presule ricorda poi che «la Chiesa si sente direttamente impegnata nella difesa della dignità umana». Un sostegno, quindi — quello offerto dalla Cei — ampio e costruttivo, che è stato salutato dal presidente del Movimento per la vi-ta italiano, Carlo Casini, come di «importanza decisiva». Da lunedì 25, poi, in Italia, i protagonisti della campagna di iniziativa popolare sono aumentati di numero, decidendo anche di strutturarsi in maniera più organizzata. Infatti — come riferisce l’agenzia Sir — in occasione di un incontro avvenuto presso la sede della Cei, da parte di una quindicina di rappresentanti di associazioni e movimenti cattolici, si è deciso di dare vita, nella prima settimana dopo Pasqua, a un vero e proprio comitato promotore unitario, che affianchi il Movimento per la vita italiano, per fare della campagna «Uno di noi» un momento qualificato della battaglia per la vita. Traguardo del comitato, è di raccogliere un elevato numero di firme: si punta, in Italia, ad almeno 500.000, considerando che nella raccolta informale avviata già da alcuni mesi le firme su moduli cartacei pervenute al Movimento per la vita sono oltre 35.000 e quelle raccolte on line circa 25.000. A livello europeo, invece, la raccolta di firme ha raggiunto quota 180.000, di cui 103.000 on line e 77.000 su formulari cartacei. Il dato è stato diffuso recentemente nel corso della prima assemblea dei coordinatori nazionali dell’iniziativa, ospitata nella sede del Parlamento dell’Unione europea. La riunione è stata ospitata all’interno della terza edizione di «Week for life» (Setti-mana per la vita), conferenza inter-nazionale che ha raccolto nella sede istituzionale di Bruxelles politici, studiosi di varie università e centri di ricerca europei, rappresentanti di associazioni e, appunto, i responsabili della campagna di raccolta firme per l’iniziativa popolare. La manifestazione, che ha favorito un ampio dibattito sui temi della bioetica e della tutela della vita umana, ha fatto il punto della situazione nel campo della ricerca e ha sollecitato un’attenzione specifica sul prossimo programma quadro a livello Ue per il periodo 2014-2020. «È essenziale che nelle sedi europee si discuta dei temi legati alla vita umana al fine di alimentare un confronto costruttivo e per far giungere ai rappresentanti politici la voce dei cittadini, affinché essi possano capire le attese della gente», ha detto padre Patrick Daly, segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità europea, il quale ha sottolineato come, nonostante le competenze legislative su questioni come la difesa della vita e l’i n t e r ru z i o n e volontaria di gravidanza siano di competenza nazionale, sia «molto importante che si sviluppi un dibattito» su scala comunitaria, vista l’assoluta rilevanza della materia. «Dalle relazioni e dalla discussione cui abbiamo assistito — ha puntualizzato padre Daly — emerge tutta le delicatezza del problema della ricerca sulle cellule staminali. Si tratta di un campo in cui si evidenziano posizioni diverse, ambiguità. Ed è chiaro che c’è, sullo sfondo, il rischio che la vita umana sia offesa, sfruttata per altri fini».

Fonte: L’Osservatore Romano

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