13/01/2017

C’è ancora libertà di testimoniare per la vita, contro l’aborto?

A Capodanno, un piccolo gruppo di attivisti pro-life si sono riuniti pacificamente sul marciapiede al di fuori della clinica per l’aborto di Planned Parenthood a St. Louis, come abitualmente fanno, per offrire aiuto – e una vera scelta diversa dall’aborto – alle donne.

John Ryan, uno dei sidewalk counselors, ha chiesto ad una impiegata della clinica se da piccola avesse mai sognato di lavorare in un luogo dove si uccidono i bambini: nessuno ha certi sogni nel cassetto!

Per quanto possa essere urtante, un’affermazione del genere non è offensiva, né era stata fatta con tono violento o accusatorio.

Dopo poco Ryan è stato ammanettato e caricato su una macchina della polizia. Non gli è stato detto perché e non gli è stato permesso di parlare con gli amici né con l’avvocato sopraggiunto poco dopo.

Né la polizia si è presa la briga di chiedere a altri testimoni cosa avesse detto Ryan all’impiegata in questione.

Quando l’hanno rilasciato, il giorno dopo, gli hanno detto che l’accusa era di “terrorismo interno”, per aver tirato un segnale antincendio senza motivo – cosa assolutamente inventata.

(Ci sono molti che possono testimoniare che Ryan non aveva mai varcato la soglia della clinica).

“Queste nuove leggi hanno lo scopo di ostacolare seriamente il diritto di libertà di parola dei pro-life” ha dichiarato Troy Newman, presidente di Operation Rescue.

I pro-life, infatti, sospettano fortemente che l’arresto sia stato architettato dalla Planned Parenthood e da qualche agente di polizia connivente per creare “un caso” atto a sostenere la discussione della proposta di legge liberticida che prevede il divieto di manifestare per la vita – e contro l’aborto – nei pressi delle cliniche della Planned Parenthood.

Redazione

Fonte: LifeNews


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