01/07/2015

Diritti LGBT: il sostegno interessato di Facebook

Il mondo LGBT è tutt’altro che discriminato.

Ormai è evidente, anche se fa comodo continuare a sostenere il contrario.

Se n’è avuta la riprova nel momento in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sancito che il matrimonio gay è un diritto e che dunque, con buona pace della volontà popolare che nel corso degli anni si è espressa tramite referendum in vari Stati, su tutto il territorio nazionale deve essere consentito.

Subito dopo la sentenza, tutte le principali e più potenti aziende e istituzioni americane hanno voluto visibilmente dare la loro approvazione. Sui social network infatti abbiamo visto tingersi di arcobaleno Twitter, Youtube, Uber, American Airlines, BuzzFeed, Google e così via. Non solo. Con un gioco di luci, la sera stessa dello storico pronunciamento, sono state illuminate con i colori della bandiera gay la Casa Bianca, l’Empire State Building, le cascate del Niagara e Disneyland Park. Insomma, la galassia LGBT non è affatto isolata e perseguitata. La lobby gay è anzi influentissima e gode di piena protezione da parte dei poteri forti che governano gli Stati Uniti e il mondo.

Un caso particolare è Facebook, che ha ideato l’applicazione “Celebrate Pride”, con la quale gli utenti sono stati invitati a modificare la loro immagine del profilo per dare il proprio sostegno e la propria approvazione alla sentenza della Corte Suprema e ai matrimoni gay. Ormai tutti i siti stanno rilanciando la notizia secondo cui Zuckerberg sarebbe ricorso a questa app per compiere un’indagine di mercato. A rivelarlo sono stati alcuni esperti, tra i quali Cesar Hidalgo, ricercatore al Mit di Boston, i cui pareri sono stati ripresi dalla testata nordamericana The AtlanticBludental

In effetti, come del resto sempre accade, usare un’applicazione scritta da Facebook significa fornire direttamente informazioni su di noi che altrimenti non avrebbe potuto avere con la stessa certezza. Tutti coloro che hanno inserito il filtro arcobaleno sono stati in qualche modo schedati, consentendo di migliorare ulteriormente la conoscenza di convinzioni e comportamenti degli iscritti al social. Non è la prima volta che Facebook lancia un esperimento simile: era già successo nel 2013 quando, sempre per sostenere i matrimoni omosessuali (guarda un po’!), un milione di persone aveva impostato, come foto profilo, il simbolo rosso di Human Right Campaign.

Queste informazioni, unite ad altre che volontariamente o meno gli utenti inviano, generalmente consentono al colosso di Menlo Park di creare pubblicità personalizzate. Tuttavia, è anche vero che più informazioni si hanno di una persona, più è facile controllarla.

Da notare comunque un dato. Sarebbero 26 milioni le persone che hanno cambiato la foto profilo per esprimere il proprio supporto alla comunità LGBT, tra cui ovviamente anche volti noti del cinema e della politica. Facebook, però, ha circa 1 miliardo e 400 milioni di utenti. Quelli che hanno usato il filtro arcobaleno sono allora più o meno l’1,8% del totale. Pur senza focalizzare troppo l’attenzione sui numeri, è evidente che non è un gran risultato.

Nonostante ciò, per gli organismi internazionali e per i mass media, la battaglia di civiltà da condurre ovunque è l’istituzionalizzazione del matrimonio gay e il riconoscimento dei diritti al mondo LGBT. Quello stesso mondo che è talmente discriminato da controllare media, istituzioni e multinazionali.

Redazione

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