Le elezioni presidenziali in Polonia sono state un successo per i movimenti pro vita e pro famiglia.
Il nuovo presidente polacco, infatti, è Andrzej Duda, un politico che in passato ha sostenuto la penalizzazione della fecondazione artificiale, e quindi il carcere per i medici e i biologi che la praticano.
Inutile dire quante critiche gli siano piovute addosso in quella circostanza.
Navigando un po’ su internet, oggi, si vede bene che non è certo persona gradita al main stream politically correct e liberal. Lo descrivono con un certo disprezzo, come un uomo di destra, vicino all’ala più intransigente della Chiesa Cattolica.
La Stampa riassume così la sua carriera politica:
“Andrzej Duda è cresciuto politicamente nel partito di destra Diritto e Giustizia (Pis) fondato dai fratelli Lech e Jaroslaw Kaczynski. La sua carriera istituzionale inizia con la carica del viceministro della giustizia (2006-2007) nel governo dell’allora premier Jaroslaw Kaczynski. Poi lavora come segretario di stato quando il suo gemello Lech Kaczynski diventa presidente della repubblica nel 2005. Dopo la morte di Lech Kaczynski nella sciagura aerea del 10 aprile 2010 a Smolensk, Duda si candida invano a sindaco di Cracovia, riuscendo solo a diventare consigliere comunale. Nel 2011 dalle file del Pis viene eletto il deputato e nel 2014 eurodeputato. Da allora è attivo nell’ambito dell’Alleanza dei Conservatori e Riformisti europei. Da candidato presidente, avendo come mentore Jaroslaw Kaczynski, non ha nascosto il suo euroscetticismo, la sua contrarietà all’Europa unita e all’entrata di Varsavia nell’euro, dichiarando di voler tutelare in primo luogo gli interessi della Polonia“.
A noi sinceramente non interessa in questa sede il suo atteggiamento più o meno europeista o il suo nazionalismo. Se è un leader che crede nei valori della famiglia naturale e difende il diritto alla vita, vediamo questo suo mandato presidenziale sotto buoni auspici.
Redazione