14/02/2016

Embrioni da montare, smontare... peggio delle cavie

Il Regno Unito ha deciso: via libera ufficiale alle modifiche genetiche su embrioni.

Il primo febbraio, come abbiamo detto qui, l’Hfea (Human Fertilisation and Embryology Authority) ha dato il proprio consenso al Francis Crick Institute di Londra, che svolgerà le proprie ricerche su circa trenta embrioni.

Ciò significa che trenta esseri umani allo stato embrionale saranno utilizzati come cavie in laboratorio: per stessa ammissione dei ricercatori, saranno usati solo embrioni destinati a non nascere. L’ente britannico per la regolamentazione della fecondazione artificiale e delle ricerche su embrioni, dunque, autorizza una tecnica che si dichiara palesemente omicida. Ma non è tutto: alle evidente riserve morali che accompagnano il cosiddetto Gene editing, si accompagnano anche notevoli dubbi scientifici sull’effettiva utilità e applicabilità di una tecnica che potrebbe avere conseguenze inimmaginabili sul futuro dell’umanità.

A fine 2015 si sono tenuti due convegni internazionali, uno proprio a Londra, l’altro a Washington, dove si sono affrontati da un punto di vista multidisciplinare tutti gli aspetti legati al Gene editing. Poco prima di tali occasioni, alcuni scienziati di fama mondiale si erano espressi a favore di una moratoria totale riguardo a quella che potrebbe diventare una tecnica estremamente pericolosa.

Tra essi, Francis Collins, genetista noto a livello globale e direttore del Nih (National Institute of Health, l’agenzia federale per la ricerca medica degli Stati Uniti), che, interpellato insieme ad altri esperti in materia da Stat news, ha espresso forte preoccupazione. Secondo Collins, infatti, è impossibile prevedere le conseguenze sulle generazioni future che traggono origine dal riprodursi di individui geneticamente modificati allo stato embrionale. Il direttore del Nih ha anche posto l’accento sulla deriva eugenetica inevitabile quando l’obiettivo diventa il miglioramento del genoma.

Eppure la comunità scientifica mondiale è parsa sorda a questo tipo di appelli. Il via libera del Regno Unito segue le prime ricerche eseguite in Cina presso l’Università Sun Yat-sen di Guangzhou e i cui risultati furono resi pubblici il 18 aprile 2015. Prima di tale pubblicazione, tra marzo e aprile, ci furono ben due appelli alla prudenza, purtroppo inascoltati: il primo sulla rivista Nature, il secondo su Science.

La tecnica del Gene editing non è da condannarsi a priori [in particolare, se ha finalità terapeutiche per l’embrione stesso, ndr], ma non si può fare a meno di registrare tutte le riserve di tipo morale e scientifico sopra esposte: creazione di embrioni in provetta, ricerche su embrioni destinati alla morte, grossi dubbi sulla reale efficacia medica e sugli esiti a medio e lungo termine.

L’ombra dell’ingegneria genetica si stende sempre più concreta e minacciosa sull’essere umano quale creatura unica e irripetibile.

Playing God, dicono gli anglofoni: giocare a farsi Dio. Un vizio pericoloso e vecchio come l’essere umano, ma sempre nuovo nelle sue forme e applicazioni.

Carlo Cristofori

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