07/08/2015

Emoticon LGBT: la Russia dice no

Le associazioni LGBT e la stampa mondiale loro alleata (vedi ad esempio Il Fatto) attaccano nuovamente la Russia.

Da Mosca infatti è arrivato un altro segnale positivo nella lotta all’ideologia gay.

Il senatore Mikhail Marchenko ha denunciato la diffusione, a partire dallo scorso mese di aprile, di nuove emoji (le celebri emoticon utilizzate sugli smartphone e sui social network) che rappresentano coppie omosessuali. In una interpellanza al “Servizio federale per la supervisione della comunicazione, della rete e dei mass media” (Roskomnadzor), il politico russo ha fatto notare che ciò contrasterebbe con la legge nazionale del 2013 contro la “propaganda gay” tra i minori.

In Russia, lo ricordiamo, sono vietati i gay pride e la promozione dell’ideologia omosessualista verso i minori, ma esistono i locali gay e non si legittima affatto la violenza o la discriminazione verso le persone.

L’osservazione di Marchenko nel civile e democratico mondo occidentale meriterebbe, nella migliore delle ipotesi, una risata e nella peggiore una sanzione. Dalle parti di Mosca, invece, è stata presa in considerazione senza problemi, tanto che sono partite le indagini per verificare se effettivamente i bambini e i più giovani (di gran lunga i maggiori fruitori di smartphone e social) potrebbero incorrere in qualche pericolo. Denis Davydov, esponente del partito Russia Unita e capo della sua sezione giovanile, ha annunciato, ad esempio, di voler chiedere la consulenza di psicologi e specialisti per verificare se nella fattispecie sussista o no il rischio di propaganda omosessualista. Bludental

Senza scadere nel “maccartismo” e nella “caccia alle streghe”, vedendo il male anche laddove non c’è, dobbiamo però rilevare che il messaggio proveniente dalla Russia e, più in generale, dai Paesi dell’Est Europa, un tempo sotto il crudele e anti-umano giogo comunista, è incoraggiante.

Certo, di fronte a tutto quel che accade nel mondo, le emoticon gay non sono il problema principale, ma anche dietro la loro ideazione c’è una strategia ben precisa. Aver introdotto l’omosessualità pure lì da parte di Apple e dei social network non è un caso. L’obiettivo è rendere tutto normale, stigmatizzando chi vi si oppone seguendo la propria sensibilità religiosa, il proprio libero pensiero e più semplicemente il proprio buon senso. La propaganda passa anche e soprattutto attraverso dettagli apparentemente innocui e irrilevanti: così funziona il lavaggio del cervello. Cadendo ripetutamente sempre nello stesso punto, la goccia scava la roccia.

Redazione

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