16/09/2014

Ergastolano non vuole più stare in carcere. Gli viene concessa l’eutanasia

Il Belgio ha abolito la pena di morte nel 1996 ma ora si apre una nuova “interessante” strada per i galeotti stufi di starsene con ricamato sul petto un “fine pena mai”: può chiedere di morire tramite eutanasia.

Questo è stato accordato a Frank Van Den Bleeken, 52enne che dopo aver trascorso 30 anni dietro le sbarre per il suo passato di pluriomicida e stupratore seriale reo confesso, vuole farla finita. Tramite il suo avvocato, l’ergastolano ha chiesto al Ministro della Giustizia di essere ricoverato in una clinica specializzata in Olanda oppure di accedere all’ eutanasia.

Ed eutanasia sia, allora!

Al detenuto è stato concesso di essere trasferito in ospedale e lì, nel giro di 48 ore, gli verrà somministrata la dose letale.

Siamo di fronte a due assurdi giuridici ed etici.

 

Con l’estensione dell’accesso all’ eutanasia a tutta una serie di categorie di persone –tra cui, da un anno, anche i bambini- che ritengono non più sopportabile la loro esistenza, la cultura della morte si sta diffondendo a macchia d’olio producendo esisti statisticamente agghiaccianti, basti pensare che nel solo 2013 sono state uccise 1.807 persone in Belgio con un incremento del 27% rispetto all’anno precedente.

Esula invece dal diritto alla Vita ma tocca in modo pesante la dignità dell’individuo e delle Istituzioni l’inversione dell’onere di donare la morte a qualcuno per le proprie colpe. Nel caso della pena capitale –a prescindere che si sia d’accordo o meno- è l’entità statuale che ne dispone l’attuazione nei confronti di una persona che si è macchiata di gravi crimini. Qui invece ci troviamo di fronte ad un detenuto che chiede per sé la morte e lo Stato si limita a concedergliela con le medesime metodologie che vengono offerte a malati veri o presunti…

Marika Poletti

Fonte: Corriere della Sera

 

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