31/10/2014

Eutanasia: c’è più dignità nel vivere che nel morire

La legalizzazione dell’eutanasia (o del suicidio assistito) sta diventando pian piano “necessaria” per ogni paese “civile” in cui la cultura della morte (politicamente corretta) si sia diffusa capillarmente.

E, per diffonderla, le associazioni mortifere come Compassion & Choice strumentalizzano le disgrazie dei malati terminali come Brittany Mynard.

La giovane americana ha mandato on line un video prodotto dalla suddetta associazione in cui racconta della sua drammatica scoperta di un tumore al cervello che non dà scampo e della sua conseguente decisione di “morire con dignità” il prossimo primo novembre. Allo scopo si è trasferita in Oregon dove ai “medici” (le virgolette sono d’obbligo. Ad essere precisi nel lessico andrebbero chiamati “boia“)  è lecito somministrare medicinali letali ai pazienti affetti da gravi patologie, che ne facciano richiesta.

A quanto pare, ora, la giovane Brittany ha diffuso un comunicato in cui ha dichiarato che – poiché ancora si sente abbastanza bene – ha deciso di rimandare il momento della morte a data da destinarsi. Ma continua ad essere una convinta sostenitrice del diritto di morire.

La risposta più bella a tutto questo è venuta da un’altra Americana. Una donna di mezza età con tre figlie, che si dedicava ad opere di assistenza ai bisognosi organizzate dalla sua chiesa luterana, anche in paesi del terzo mondo, Maggie Karner. Nel video che potete vedere qui, su lifenews.com,, che vi invitiamo a guardare e – anche se in inglese – a condividere sui social network che frequentate, Maggie spiega come anche lei abbia avuto la stessa identica diagnosi di Brittany. Dice come si è subito identificata con lei, non solo per la malattia, ma anche per tante questioni di gusti e carattere che sono emerse dal suo video. Dichiara di sentirsi più fortunata di lei, perché è più anziana e ha dei figli grandi, ma di condividere le stesse paure, le stesse angosce, gli stessi momenti di depressione e di ansia, dovuta al non conoscere esattamente quando la morte arriverà.

 

 

“Prego di poter mantenere il mio tumore sotto controllo con le più recenti terapie per prolungare la mia vita, un altro anno, o mese, o giorno”: perché Maggie grida chiaro e forte che il cancro saprà certo toglierle la vita, ma lei certo non lo aiuterà: “Il suicidio non è la risposta al cancro al cervello”. 

E conclude con considerazioni dettatele dalla ragione e dalla natura: dietro le associazioni che propagandano l’eutanasia e la loro estrema gentilezza con i malati gravi, ci sono comunque degli interessi: sono molto ben finanziate dalle stesse lobby che finanziano l’aborto, la contraccezione e anche gli attivisti lgbt;  il suicidio assistito mette molte persone vulnerabili a rischio di cedere ad una momento/periodo di debolezza. Questi nella vita di tutti vanno e vengono, ma la morte viene una volta sola! E nei paesi dove la legalizzazione della “libera morte” è avvenuta, la situazione è degenerata al punto che gli stessi fautori dell’eutanasia sono tornati sui loro passi. La legalizzazione dell’eutanasia apre la strada all’eliminazione di chi non è più utile o produttivo nella società...

E’ vero, dice Maggie, il cancro, come altre malattie debilitanti, non è dignitoso: ti annichilisce, ti sottopone a situazioni a volte umilianti, oltre che dolorose. “Ma non mi toglie la mia dignità finché intorno a me ci sono persone che mi vogliono bene, che si prendono cura di me con amore e con le loro preghiere”. E – spiega Maggie – è bene riflettere su quanto sia utile , formativo, positivo, nonostante il dolore, per le persone sane assistere i cari ammalati: non privi, Brittany, i suoi cari del dono altissimo che può far loro nel lasciarsi accudire e curare...

Così come lo stupro non è amore, ma neppure un “rapporto sessuale”, l’eutanasia non conforta e non aiuta i moribondi”.  E’ solo ribellione a ciò che davvero è intollerabile per l’orgoglio umano: non la sofferenza, né la morte in sé, ma il non avere il controllo sulla vita e la morte. 

Maggie ha pianto con Brittany nel vedere il suo video. Maggie la può comprendere come nessun altro.   Maggie la prega di non uccidersi e di confidare nel fatto che la morte non è l’ultima parola perché la Vita ha vinto la morte e il Risorto è ancora qui , vivo fra noi, per infondere coraggio e speranza a chi lo invoca con un po’ di fede.

Francesca Romana Poleggi

Blu-Dental

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.