21/09/2014

Formazione gender obbligatoria per i dirigenti dell’UE

Che l’ideologia gender abbia preso piede a Bruxelles  e dintorni è cosa evidente: il transgender Conchita Wurst, la “donna barbuta” , è ospite d’onore e canta davanti al Parlamento Europeo.

Ora la fondazione Novae Terrae ci informa delle perplessità sollevate nell’ambito delle istituzioni U.E., dalle raccomandazioni proposte per le assunzioni e la formazione del personale elaborate dalla Commissione delle Donne del Parlamento Europeo. Con la solita scusa di garantire la parità tra uomo e donna, si preme affinché l’ideologia gender si diffonda e sia seguita tra i membri dell’esecutivo dell’UE?

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I corridoi del Parlamento Europeo si sono nuovamente affollati dopo le vacanze estive, e le prime sessioni delle commissioni sono riprese già dalla scorsa settimana. Mentre i deputati si sono occupati perlopiù di garbati discorsi di benvenuto e hanno organizzato il calendario degli incontri e le revisioni dei budget, si è verificata una pressione per incrementare il ‘pensiero gender’ nell’esecutivo dell’UE. La Commissione delle Donne del Parlamento Europeo, costituita di recente, ha inaugurato l’anno facendo pressione per promuovere una formazione gender obbligatoria e catturare l’attenzione sul tema all’interno della Direzione Generale.

Concentrandosi su un quadro post-2015 per politiche di uguaglianza di genere negli affari esteri e nella cooperazione di sviluppo, la Commissione ha elaborato quattro raccomandazioni specifiche, in modo che la Direzione Generale riconosca la Commissione come promotore reale di politiche di uguaglianza di genere. Avvicinandosi alla scadenza per gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio del 2015, le organizzazioni internazionali, in cooperazione reciproca con la società civile, stanno ridefinendo gli obiettivi per un’agenda post-2015 composta da circa 17 nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che sembrerebbero spaziare dalla povertà e la fame nel mondo, all’uguaglianza di genere e il trasferimento di poteri nelle mani di donne e ragazze.

Le raccomandazioni comprendono una formazione gender obbligatoria per lo staff superiore, in modo da ottenere “un’uguaglianza reale” all’interno della Commissione Europea. Ovviamente il contenuto di questa formazione non è chiaro. La teoria gender va ben oltre l’uguaglianza tra uomini e donne e in nega il fatto che un essere umano sia uomo o donna, piuttosto un “essere neutrale” con una fluida identità di genere. Secondo le opzioni di genere offerte da Facebook, gli utenti oggi possono scegliere non solo tra ‘uomo’ e ‘donna’, ma tra altre 54 identità.

In cosa dovrebbe consistere la formazione gender obbligatoria per gli ufficiali dell’Unione Europea? Sarà necessario dimostrare di attenersi al pensiero gender per ottenere posizioni importanti all’interno della Commissione? Qualunque espressione di disaccordo con la corrente principale porterà ad azioni disciplinari contro gli ufficiali ‘fuori moda’ che ancora pensano di nascere uomo o donna? Una persona dovrà rinunciare a eventuali promozioni per questa ragione?

 

All’interno dell’UE non c’è alcuna intesa comune su come l’uguaglianza di genere debba o non debba essere considerata. Perciò le rivendicazioni di ampia portata come questa richiedono un aperto e onesto confronto riguardo al contenuto dei programmi proposti.

Tuttavia la formazione gender per gli ufficiali dell’UE attualmente esistenti non è abbastanza per la Commissione delle Donne. Vuole infatti che le cariche maggiori siano assegnate a persone con competenze di genere. Ancora una volta un concetto vago. Come si può capire se una persona ha competenze di genere? Magari significa che un candidato per il ruolo di leader di unità debba aver letto tutti i libri di Judith Butler. Ma è giusto che un candidato nella Commissione debba per forza accettare e promuovere la teoria gender? Cos’è più importante: le qualifiche per la posizione in questione o l’approvazione della teoria gender?

Ma la Commissione delle Donne non è ancora soddisfatta. I quartier generali e le delegazioni d’ora in avanti dovranno assumere coloro che la Commissione definisce “persone che lavorano per il genere”. Queste persone si occuperanno a tempo pieno delle questioni legate al genere, come il potere delle donne e l’uguaglianza di genere.

Nelle ultime affermazioni, Iratxe Garcia, presidente della Commissione delle Donne, sembrava infastidita dall’idea di una Commissione Europea con “solo sette possibili candidati commissari donne”. “È questa la Commissione che vogliamo?” ha chiesto al pubblico.

L’European Dignity Watch farà pressioni per avere chiarimenti su questi concetti vaghi e sul contenuto della proposta. Chiederemo una spiegazione delle reali implicazioni e delle possibili conseguenze dell’attuazione delle raccomandazioni. Inoltre verrà chiesto di assumere un approccio con la persona al centro, e non basandosi su una prova del nove ideologica, nella definizione dell’agenda di uguaglianza della Commissione.

Fondazione Novae Terrae

 

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