21/10/2016

Genetica – Nati 26 topi da ovuli artificiali, il gatto si lecca i baffi

Gli esperimenti di genetica che ci portano sempre più oltre il confine dell’umano (ma sull’orlo del baratro di cui non si vede il fondo) sono sempre più spregiudicati e danno anche frutto.

Nature questa settimana ha dato notizia che il lavoro di alcuni scienziati giapponesi,   guidati da Katsuhiko Hayashi, della Kyushu University a Fukuoka, ha dato vita a 26 topi.

Queste bestiole sono nate da ovociti artificiali, creati in laboratorio e – per la prima volta – maturati e fecondati in vitro.

Gli ovuli sono stati ricavati da cellule dell’epidermide dei ratti. Non sono di buona qualità, dicono gli stessi esperti di genetica che hanno fatto l’esperimento, ma i topi risultanti sembrano tutti in buona salute.

Per ora.

Già, perché quando si fanno queste “produzioni” il problema è vedere quali effetti ci saranno sui soggetti interessati nel lungo periodo e quali ci saranno nei loro discendenti (che il patrimonio genetico si trasmette: dopo tanti figli e nipoti con gli occhi marroni, poi a un certo punto nasce un bambino con gli occhi azzurri...).

Inoltre solo il 3% degli embrioni risultanti si sono adeguatamente sviluppati per essere impiantati nella madre topo surrogante. Quindi, facendo le proporzioni, almeno 850 topini sono morti per produrne 26.

Tutti sono d’accordo che questi esperimenti non si possono fare sugli umani (ancora...). Anche se alcuni esperti del settore, attivisti della comunità Lgbt come Jacob Hanna del Weizmann Institute of Science in Israele, già parlano di ottenere gameti femminili da cellule somatiche maschili, ricorda la Morresi su Avvenire.

Ma certamente l’industria miliardaria della procreazione artificiale, a vedere tutti questi topolini, si sta leccando i baffi. Perché a parole tutti gli esperti di genetica si dichiarano attenti alle questioni etiche , ma poi di fatto creano chimere, tagliando e cucendo il DNA, producono bambini con tre genitori e in genere assemblano (e vendono)  da anni bambini in provetta senza sapere davvero cosa ne sarà di loro  e dei loro discendenti.

Francesca Romana Poleggi


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