12/06/2013

Il virus letale di Bill Gates

Bill Gates è da sempre nel mirino dei cospiratori e dei pistaroli di tutto il mondo. Una volta è lo spettro della Monsanto, leader degli ogm, la volta dopo sono i legami con la Merck, pioniera dei vaccini. Ma c’è un aspetto della filantropia di Gates, che tanto bene ha fatto ai paesi più poveri, che non attira mai gli occhiuti anticapitalisti. E’ la campagna internazionale del boss della Microsoft a favore dell’aborto e della riduzione delle nascite.

Una miscela esplosiva di malthusianesimo e carità suggellata dal “più grande evento mondiale sulla salute delle donne”. Quattromila delegati, esperti e burocrati dell’umanitarismo globale sono appena accorsi a Kuala Lumpur, in Malesia, per sostenere quella che i critici di Gates hanno chiamato “una rivoluzione a colpi di educazione sessuale in quei paesi dove è proibita, di contraccezione per tutti e di aborticidi chimici come il misoprostol”. I Gates, finanziatori del raduno, sono impegnati in una campagna a suon di miliardi di dollari per ridurre la popolazione mondiale. Accadde già agli inizi del Novecento, quando i ricchi d’America sostennero l’eugenetica e le idee del reverendo Malthus. C’era l’intero gotha del capitalismo: Andrew Carnegie, una fortuna nelle ferrovie; il petroliere della Standard Oil John Rockefeller; il re delle auto, Henry Ford; il monopolista dei cereali, John Kellogg; per finire con Clarence Gamble, della celebre Procter&Gamble.

A tenere banco in Malesia a fianco di Melinda Gates sono stati Cecile Richards, presidente della Planned Parenthood Federation of America (la più grande ong abortista del mondo); Babatunde Osotemehin, direttrice dello United Nations Population Fund, l’agenzia Onu che si occupa di “pianificazione familiare” (leggi aborti), ma anche teorici dell’infanticidio come il bioeticista australiano Peter Singer, e pionieri degli aborti tardivi come l’americano Leroy Carhart.

Nel 2008 Bill Gates riunì a Londra David Rockefeller, Ted Turner, Warren Buffett, George Soros, Michael Bloomberg e altri miliardari per un incontro sulla scelta dei fondi e degli strumenti da destinare all’aborto. L’incontro avvenne a casa di Paul Nurse, premio Nobel della Chimica e presidente della Rockefeller University. L’obiettivo di Gates nel finanziare l’aborto e la contraccezione di massa era stato spiegato dallo stesso miliardario nel febbraio 2010 alla Technology, Entertainment and Design Conference di Long Beach, California. Il magnate della Microsoft dichiarò che le emissioni di CO2 vanno ridotte a zero entro il 2050. E per spiegarsi meglio, Gates presentò un grafico con una equazione matematica: “CO2 =  P (persone) x S (servizi per persona) x E (energia media per servizio) X C (CO2 emessa per unità di energia)”. Ridurre il fattore “P”, gli esseri umani, è essenziale per ridurre la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.  Melinda Gates, moglie del filantropo e “cattolica praticante”, ha raccolto quattro miliardi di dollari da destinare alle organizzazioni che finanziano l’aborto nei paesi in via di sviluppo. Si deve arrivare a sei miliardi di dollari per garantire entro il 2020 una fornitura regolare di contraccettivi a 120 milioni di donne nei paesi poveri, soprattutto Africa e Asia meridionale. Attualmente la cifra investita per diffondere la contraccezione e l’aborto nel mondo è di quattro miliardi di dollari annui. L’impegno di Gates nella “salute riproduttiva” ha una genealogia familiare. Il padre, William H. Gates, è stato infatti uno dei fondatori della Planned Parenthood, l’organizzazione che fornisce servizi abortivi in America dagli anni Venti.

Nella sua crociata abortista, Gates ha convinto un altro simbolo del capitalismo americano, Warren Buffett, “l’oracolo di Omaha”. La Fondazione che porta il nome del più celebre investitore del mondo ha finanziato i lavori sulla pillola abortiva, la Ru486 del dottor Emile-Etienne Baulieu. Buffett si è impegnato a donare gran parte del suo patrimonio per scopi benefici. In particolare ogni anno Buffett cede una parte del suo capitale alla Bill & Melinda Gates Foundation. Il “cadeau” ha un valore di 1,5 miliardi di dollari e si presenta sottoforma di un pacchetto azionario della famosa holding Berkshire Hathaway. “L’aiuto fornito da Buffett sarà impiegato per combattere povertà e malattie, per migliorare l’educazione e per rendere accessibile il diritto all’aborto, laddove non lo sia” si legge nella motivazione della donazione.

Gates non ha soltanto donato 21 milioni di dollari alla Planned Parenthood. La sua Fondazione finanzia le più avanzate ricerche biomediche per l’interruzione di gravidanza. I Gates sostengono le ricerche della University of North Carolina per lo sviluppo di un nuovo tipo di ultrasuoni da usare nelle gravidanze, mentre un fiume di denaro irrora Care International (organizzazione che fa lobby per legalizzare l’aborto nei paesi africani) e Save the Children, altro promoter di grande successo nell’agenda malthusiana. Di ben 57 milioni di dollari è la donazione dei Gates al fondo Onu per lo sviluppo, che in Cina sostiene l’orrenda politica del figlio unico. E importanti dirigenti dell’aborto, come Dana Hovig della Marie Stopes International, fanno parte del board della Fondazione Gates.
“Sviluppare la nuova generazione di preservativi” è l’ultima sfida dei Gates. Allo studio c’è “l’uso di nuovi e sicuri materiali che possano mantenere inalterata o addirittura migliorare la sensazione durante l’amplesso”. Sono i “preservativi di seconda generazione”.  Un’altra idea del guru di Microsoft è un registro anagrafico mondiale per controllare la curva demografica. Il piano Gates per eliminare la povertà nel mondo è quella di inondare i paesi in via di sviluppo di contraccettivi e farmaci abortivi. Per questo i vescovi del Kenya hanno duramente criticato Melinda Gates, le cui idee “portano alla distruzione della società”. Una beneficenza che uccide. A Melinda ha scritto una lettera aperta una madre nigeriana: “Con la vostra ricchezza volete sostituire una madre con sua figlia con il sesso senza figli… Per favore Melinda, ci dia quello di cui veramente abbiamo bisogno”. Opportunità, non pesticidi umani.

di Giulio Meotti

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