26/03/2014

In Belgio è meglio godere di ottima salute...

I Belgi devono stare molto attenti a non ammalarsi, a non intristirsi,  a non dare segni di scontentezza... Questo è quanto si desume dalla lettura dell’articolo di  Wesley J. Smith, un bioeticista prolife americano.

http://www.nationalrighttolifenews.org/news/2014/03/forced-dehydration-to-death-in-belgium/#.UzLp7c6eY1A

Infatti, in Belgio, a star male, si rischia di attirare lo sguardo “compassionevole” di qualche operatore sanitario che – per amore, per puro amore – anche senza un esplicito consenso del malato, somministra un’iniezione letale o – più spesso – smette di dare cibo e acqua al paziente.
Secondo i dati pubblicati sul Journal of Medical Ethics, quasi il 25% dei pazienti a cui sono stati sospesi idratazione e nutrimento sono morti senza il consenso né loro né delle famiglie. E questo studio si basa sui dati dell’anno 2007. In questi ultimi anni non possiamo sperare che tale percentuale sia discesa.
Non c’è da stupirsi: una volta che passa l’idea che l’eutanasia è una risposta accettabile alle sofferenze umane, la “libera scelta” del malato ha ben poco a che fare con tutto il resto.
In Canada, c’è una proposta di legge che prevede che dottori e infermieri possano “specializzarsi” in eutanasia. Anzi, mi correggo: la neolingua impone che non si parli più di eutanasia o suicidio assistito, ma di “assistenza nel morire”. Per ora la proposta è ferma, in attesa delle elezioni del nuovo Parlamento. Ha suscitato l’opposizione della maggioranza dei medici e degli infermieri. Ma cosa accadrà quando sarà riproposta?
Qui da noi Napolitano e compagnia bella spingono affinché anche in Italia si apra la porta su questo abisso disumano.

Francesca Romana Poleggi

Festini

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