26/06/2016

Ipersessualizzazione bambini: si sveglia il Consiglio d’Europa?

L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) si sta accorgendo che l’ipersessualizzazione dei bambini è deleteria per loro e per la società intera.

Il rapporto del Comitato per gli Affari Sociali, la Salute e lo Sviluppo Sostenibile, elaborato dal Moldavo Valeriu Ghiletchi, dell’EPP (Partito Popolare Europeo), denuncia esplicitamente il fenomeno della ipersessualizzazione dei bambini in atto, le sue cause e i rimedi possibili.

La denuncia verte principalmente sui media, le campagne di marketing, i programmi televisivi e i prodotti di consumo.

Il messaggio del dover essere sexy a tutti i costi può essere dannoso anche per gli adulti, ma nei bambini è devastante. Compromette la loro autostima, e quindi il loro benessere, il loro star bene con se stessi e nelle relazioni con gli altri. Può arrivare a causare danni alla loro salute fisica e mentale. L’ipersessualizzazione danneggia tutti, maschi e femmine, anche se in prima battuta sono certamente più colpite le bambine.

L’Assemblea parlamentare dovrebbe esprimere la sua preoccupazione per il crescente trend di ipersessualizzazione dei bambini e invitare gli Stati membri a rafforzare le loro legislazioni e le politiche rilevanti per reprimere i messaggi dannosi, promuovere i messaggi positivi e le buone pratiche, e tutelare i bambini di conseguenza.

I media e la pubblicità dovrebbero autoregolamentarsi davvero. E poiché i codici deontologici attualmente in vigore – evidentemente – non hanno funzionato, è necessario che le leggi e gli organismi di controllo (che nella maggior parte dei Paesi già esistono: si pensi all’AGCOM e in certi casi anche all’Antitrust, per esempio) svolgano un’effettiva attività di supervisione. Va incoraggiata la produzione di prodotti etici e di programmi educativi mirati nelle scuole tesi ad aiutare i bambini a sviluppare il senso critico nei confronti di contenuti multimediali e a resistere alle pressioni sia dei coetanei e in particolare dei più grandi, quando propongono la condivisione di materiale a sfondo sessuale.

Purtroppo, molti dei corsi di educazione sessuale che vengono propinati nelle scuole e attraverso libri destinati all’infanzia molto discutibili, a ragazzini e adolescenti, oggi, sono esattamente votati all’opposto: offrono messaggi espliciti, diseducativi, spesso falsi o fuorvianti, che ottengono gli stessi effetti delle pubblicità criticate dal documento del PACE, se non peggiori: l’ipersessualizzazione dei bambini o – comunque – una loro sessualizzazione precoce.

Il rapporto conviene anche che il materiale dannoso non è necessariamente pornografia vera e propria. E’ ancor più pericolosa quella “pornografia soft” – di cui già abbiamo parlato – che può risultare anche  da una pubblicità di creme cosmetiche, per esempio, perché – essendosi abbassato notevolmente il comune senso del pudore – viene considerata innocua, quando invece non è appropriata per utenti molto giovani.

Ai bambini non bisognerebbe insegnare che il look e la bellezza sono tutto, né che lo scopo principale della vita è quello di apparire. A questo proposito è essenziale educare anche gli educatori, in particolare fornire alle famiglie la consulenza necessaria per poter affrontare certi temi con i bambini, in modo appropriato alle diverse fasce d’età.  E ci fa piacere che il documento in questioni consideri la famiglia il primo luogo dell’educazione. Anche dell’educazione sessuale, quella sana, diretta a trasmettere il valore sommo di sé del proprio corpo e di quello altrui.

Francesca Romana Poleggi


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