30/07/2014

L’ONU ricusa nuovamente aborto, diritti LGBT e la cancellazione del termine Famiglia

Un’assemblea durata due settimane ed incentrata sulle priorità di sviluppo del mondo fino al 2030, si è conclusa con l’ennesimo rifiuto ad inserire in un documento ufficiale dell’ONU il cosiddetto diritto all’aborto.

Il documento definitivo è stato presentato sabato pomeriggio a New York ai membri dell’Assemblea delle Nazioni Unite che l’hanno accolto con numerosi applausi.

L’agenda dello sviluppo proposta prende in considerazione moltissimi obiettivi, dal porre fine alla povertà e alla fame nel mondo, alla copertura sanitaria universale, allo sviluppo economico, fino ai cambiamenti climatici.

Alla fine dei lavori, i sostenitori dell’aborto erano forse i più frustrati.

Si erano fortemente impegnati in una campagna di promozione della nuova terminologia sul diritto all’aborto; il nuovo termine “salute, diritti sessuali e riproduttivi”, che contiene al suo interno il cosiddetto ‘aborto su richiesta’ oltre che particolari nuovi diritti per gli individui che si identificano nei gruppi LGBT, non ha avuto la forza necessaria per essere inserito nel documento, nonostante il voto favorevole di 58 paesi.

Nonostante questa importante vittoria, i paesi che hanno leggi protettive nei confronti dei bambini non ancora nati sono stati piuttosto delusi dal continuo uso del termine “diritti riproduttivi”.

La terminologia “diritti riproduttivi” appare già in un  documento della Conferenza Internazionale del 1994 sulla Popolazione e lo Sviluppo. Ma proprio lì si riconosce che l’aborto è una questione da trattare esclusivamente nella legislazione nazionale e quindi non è un diritto fondamentale dell’uomo.

La sconfitta del fronte mortifero è avvenuta non solo, anche in termini lessicali, sui “diritti alla salute e riproduttivi”, ma anche sulla “educazione sessuale completa” che non è stata inserita tra gli obiettivi dello sviluppo da qui al 2030. Infatti la maggioranza degli Stati ha sollevato molti dubbi sulla validità dei programmi di educazione sessuale: questi enfatizzano la riduzione dei rischi di malattie e gravidanze indesiderate e non svolgono una efficace attività di prevenzione di esse.

Stati Uniti e Paesi europei non sono neanche riusciti a eliminare il riferimento al concetto tradizionale di  “famiglia”, né hanno potuto inserire alcun riferimento ai diritti LGBT. 

Occorre precisare che gli obiettivi di sviluppo sostenibile proposti nel documento di cui abbiamo parlato (OSS) verranno sottoposti all’Assemblea Generale, il cui compito è quello di elaborare un programma di sviluppo per il periodo successivo al 2015.

Anche questa vicenda, come lo smacco registrato in un precedente documento dell’ONU sulla famiglia, ha segnato una battuta d’arresto alla cultura della Morte e alla filosofia del “Tutto è Lecito”. La speranza che la Verità, con  i sani principi morali inderogabili dell’umanità, riesca a prevalere, riprende vigore e ci corrobora.

Redazione

Fonte: LifeSiteNews

 

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