10/09/2015

Matrimonio gay: chiesto arresto per vicesindaco obiettore in Francia

L’obiezione di coscienza al matrimonio gay in Francia può costare molto cara.

Sappiamo delle discriminazioni subite dai difensori della famiglia naturale nel Paese della laicità per antonomasia (vedi ad esempio qui).

Ebbene, come apprendiamo da Tempi, c’è chi rischia tre mesi di carcere per essersi opposto al “marriage pour tous”.

Stiamo parlando di Sabrina Hout, ex vicesindaco di Marsiglia, che si è rifiutata di celebrare nozze gay in quanto contrarie alle sue opinioni religiose.

La donna, questo è un aspetto da mettere bene in evidenza, è algerina, musulmana e membro del partito socialista. In pratica, una figura lontana anni luce dal classico stereotipo dell’omofobo.

Il procuratore di Marsiglia ha chiesto per lei una condanna a tre mesi di carcere e un’ammenda di 1.500 euro per “discriminazione basata sull’orientamento sessuale”.

Quello di Hout è il primo caso in Francia di pubblico ufficiale portato in tribunale da quando il “matrimonio per tutti” è stato approvato nel 2013. La celebre legge Taubira non prevede alcuna clausola che tuteli la libertà di coscienza (noi ci siamo posti qui lo stesso problema per l’Italia: nel ddl Cirinnà sarà prevista una minima garanzia per gli obiettori?).

I fatti risalgono al 16 agosto 2014. Claude ed Hélène si sono presentate in Comune per il matrimonio, ma Hout, allora vicesindaco con delega alla Famiglia, “ha chiesto a un consigliere municipale di sostituirla. Quest’ultimo però non aveva i poteri legali per condurre la cerimonia e Hout, che ha comunque firmato i documenti civili, pur non avendo assistito alle nozze, è incorsa nel reato di falso in documento amministrativo. Il matrimonio è stato in un primo momento annullato e poi convalidato, ma le due donne hanno voluto denunciare lo stesso la musulmana”. Adesso si dovrà aspettare il 29 settembre per sapere se la funzionaria verrà condannata dai giudici, come richiesto dalla Procura, secondo cui la battaglia delle due lesbiche è “legale e giusta”.
Bludental

L’avvocato delle due donne, Philipe Vouland, che spinge per la condanna, ha dichiarato: “Nella battaglia del matrimonio per tutti, le associazioni si aspettavano di incrociare le spade con i bravi eterosessuali, cattolici, sessisti e fascisti. E invece ci siamo ritrovati davanti a una giovane donna di sinistra, single, moderna e musulmana”. Eppure gli attivisti Lgbt non si pongono alcuna domanda: se anche una donna così si oppone alle loro politiche, non significherà forse che esiste un diritto naturale o un senso comune in grado di far capire a tutti l’intrinseca bontà o l’intrinseca malizia di certi comportamenti e di certe pratiche? Niente. Nessun dilemma. Anzi, Hout è ormai considerata un mostro omofobo. Durante il processo, la donna musulmana ha dichiarato: “Mi hanno offesa dandomi dell’omofoba, il che è completamente falso. Ho vissuto un inferno. Il mio nome sui giornali… Al lavoro mi hanno insultato in ogni modo, dandomi della terrorista, jihadista!”. Contro di lei, Claude ed Hélène, sperano di “ottenere una sentenza esemplare per l’applicazione della legge”. Una violenza verbale degna della propaganda di certi regimi totalitari.

A difesa di Hout, che ha dichiarato di non aver mai voluto discriminare nessuno, si è schierata anche l’associazione di sindaci Maires pour l’enfance, secondo cui la legge Taubira violerebbe l’articolo 9 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (“Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”, etc.) in quanto non garantisce la libertà di pensiero e di coscienza promessa a tutti i cittadini europei. “Se la legge permette a persone dello stesso sesso di sposarsi – hanno affermato i primi cittadini – lo Stato può garantire questo diritto anche rispettando la coscienza dei suoi ufficiali. Delle soluzioni esistono”. Ma finora non v’è stata alcuna risposta. Sembra ripetersi il caso americano di Kim Davis (vedi qui).

C’è ancora spazio nell’Europa laica, tollerante, aperta, progressista, dei diritti per tutti e gay-friendly per la libertà di coscienza?

Redazione

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

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