20/12/2014

Matrimonio gay: il Ministro della giustizia greco dice no

Matrimonio gay: il Ministro della giustizia greco dice no.

C’è ancora qualche luce in Europa.

Nonostante la valanga omosessualista travolga quanto resta dell’ umana ragione e del senso comune, ogni tanto qualcuno alza la voce per ribadire l’ovvio e precisare che alla follia non ci si può arrendere. Questa volta è il caso del ministro della giustizia greco Haralambos Athanasiou che, come riporta LifeSiteNews , ha dichiarato alla televisione di Stato la propria assoluta contrarietà all’introduzione del matrimonio omosessuale nel suo Paese. Attualmente nel Parlamento greco si sta discutendo una riforma per equiparare le coppie gay alle famiglie normali (ebbene sì, normali!). Questo dopo che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha redarguito Atene per non aver ancora attuato le riforme care alla lobby LGBT. Occorrerebbe ricordare, peraltro, che la Grecia, data la disastrosa situazione economica in cui versa, ha senza dubbio ben altre urgenze al momento. Tuttavia, qui non si tratta di priorità o di tematiche di cui discutere magari in tempi migliori, quanto piuttosto di questioni di principio, squisitamente laico.

Haralambos Athanasiou ha infatti voluto specificare che qualsiasi progetto volto a introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel sistema giuridico greco sarebbe in contrasto con quanto afferma la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Secondo il titolare del dicastero della giustizia, quando la citata Convenzione parla del matrimonio, si riferisce solo e soltanto a quello tra un uomo e una donna (ovvero all’unico vero e possibile matrimonio). E poiché la Grecia è una Nazione che vuole rispettare le tradizioni e soprattutto la natura umana, per il ministro non ci si deve affatto adoperare per far sposare uomini con uomini e donne con donne.

Haralambos Athanasiou si è chiesto anche a quali conseguenze si andrebbe incontro nel caso in cui venissero introdotte simili unioni a livello civile, giungendo all’ovvia conclusione che il logico e coerente esito sarebbe l’adozione di bambini da parte delle coppie gay. Inoltre sorgerebbe tutta una serie di problemi a livello di assicurazione sanitaria, pensioni ed eredità. Temi su cui non si può far finta di nulla o discutere superficialmente. Ecco allora che la questione del matrimonio omosessuale va analizzata tenendo conto del punto di vista religioso, politico e sociale della Grecia. Gli organismi sovra-statali europei non possono imporre nulla, poiché ciascun Paese ha le proprie esigenze, la propria cultura e la propria autonomia. Per queste materie non si possono accettare diktat.

E mentre il Parlamento di Atene dibatte sul matrimonio omosessuale, il Metropolita Seraphim del Pireo, importante esponente della Chiesa ortodossa greca, ha minacciato di scomunicare tutti quei politici che si renderanno complici dell’approvazione di una tale legge. In una lettera pastorale, il vescovo ha usato parole di fuoco contro la pratica dell’omosessualità, considerata un’aberrazione contro-natura e ha implorato gli uomini di governo a non allontanarsi da Dio, il cui aiuto e la cui protezione sono indispensabili per la vita personale e nazionale, specie in tempi critici come gli attuali.

Riuscirà la Grecia a non cedere alle pressioni del “gaiamente corretto”? Noi lo speriamo.

 Federico Catani

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