04/03/2016

Pedofilia che non fa notizia (se non coinvolge i preti...)

Nel mondo delle news, assetato di eventi forti in grado di attirare l’attenzione, stupisce che non si sia spesa una sola parola per raccontare la triste vicenda che ha colpito anni fa Adam, un bambino russo adottato da una coppia gay con il meccanismo della stepchild adoption.

Mark J. Newton e il suo compagno Peter Truong, due esperti informatici, facevano parte di quell’anello pedopornografico definito Boy Lovers Network, una rete internazionale di pedofili.

La coppia in prima istanza aveva prima cercato una madre surrogata negli Stati Uniti, senza riuscirci, poi avevano deciso di rivolgersi a una donna russa che aveva accettato, dietro pagamento di 8000 dollari, di prestare l’utero per poter mettere al mondo il “loro” bambino. Il padre biologico del piccolo Adam è Mark Newton, mentre Peter Truong era considerato il padre adottivo. Il neonato è stato consegnato alla coppia solo cinque giorni dopo il parto, nel 2005.

Una volta rientrata negli USA la coppia ha riempito le reti televisive con le loro interviste in cui raccontavano la storia di come erano riusciti, attraverso la rete, a trovare la madre surrogata che aveva permesso loro di coronare il sogno di diventare papà.

Il bambino aveva solo 22 mesi quando venne abusato dai ‘genitori’ per la prima volta. Da quel momento in poi gli abusi si sono susseguiti e quello che accadeva in quella ‘famiglia’ sui generis veniva videoregistrato e immesso nella rete del circolo pedopornografico.

In un momento successivo il bambino è stato anche messo a disposizione di altri membri dello stesso circolo di pedofili in Australia, Francia, Germania e negli Stati Uniti.

Il primo arresto di Newton e Truong è avvenuto nell’estate del 2011 dopo che la polizia australiana aveva scoperto del materiale pedopornografico che ritraeva la coppia con il bambino, materiale che era stato trovato in possesso di cultori australiani dello specifico orientamento sessuale.

All’inizio i due avevano affermato che il loro arresto era legato solo al fatto di essere una coppia gay, affermazione prontamente smentita dall’ispettore Jon Rouse che dirigeva la task force antipedofilia Argos, il quale ha dichiarato all’emittente Seven News: “Se si fa del male a un bambino, non mi interessa il genere di chi compie l’azione. Il nostro interesse è il bambino e non la vostra preferenza sessuale”.

Mark Newton è stato condannato a 40 anni di carcere per abusi sessuali commessi su un bambino russo adottato, mentre il suo compagno Peter Truong è stato condannato a 30 anni di reclusione, sempre negli Stati Uniti.

Essere padre è stato un onore e un privilegio che ha scandito i migliori sei anni della mia vita”, ha affermato Newton poco prima della lettura della sentenza che lo condannava.

A questo punto sorge una domanda: nel momento in cui la Chiesa Cattolica è sotto assedio per gli scandali sulla pedofilia accaduti trenta o quaranta anni fa, come mai invece questa notizia non riesce ad emergere in Italia?

La Rosa Bianca

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