18/04/2015

Pornografia sui banchi di scuola: perché no?

Se la pornografia diventasse materia scolastica?

Io donna, l’inserto del Corriere, ci illustra la proposta di un professore di sessuologia danese.

Si chiama Christian Graugaard il professore di sessuologia che propone di “proiettare film pornografici ( a ragazzi di 13 anni) durante le ore di lezione allo scopo di far capire ai ragazzi la differenza tra finzione e realtà. Di più: per favorire una lettura critica delle scene a luci rosse in cui si possono imbattere navigando nel Web, chiarendo in modo inequivocabile che fare l’amore dal vero non è come farlo su un set”.

Insomma: nonostante da 40 anni in Danimarca si faccia lezione di educazione sessuale in tutte le scuole, i ragazzini danesi sono grandi fruitori di porno con le conseguenze nefaste che ne derivano: il raffronto tra gli eccessi visibili nei film hard e la realtà, porta delusione, scompensi, incapacità di relazioni sane, impotenza...

E allora, visto che li guardano da soli, i porno, facciamoglieli vedere con un insegnante competente che spiega che quelle cose lì non sono verosimili...

Roberta Giommi, direttore dell’Istituto internazionale di sessuologia di Firenze, che di educazione sessuale e di ragazzi se ne intende, non è d’accordo (meno male!).

Bludental

«L’idea del collega danese a mio avviso è un falso passo avanti, che nasce dall’equivoco che emancipazione ed evoluzione coincidano con prese di posizione estreme che, proprio per questa caratteristica, sono potenzialmente pericolose per lo sviluppo psicoemotivo degli adolescenti. Si può affrontare il tema della pornografia e analizzare i suoi miti fuorvianti senza esporre gli alunni a immagini che possono disorientare, turbare o, e forse è ancora peggio, essere giudicate una piacevolissima forma di intrattenimento, un insperato fuori programma».
Poi cita guida all’educazione sessuale dell’OMS,  (guardate a pagina 38 e seguenti) che suggerisce agli insegnanti di affrontare il tema della pornografia con gli studenti di età compresa tra i 12 e i 15 anni, ma – dice la Giommi, “da qui a somministrare la visione di pellicole hard ce ne corre. Fare educazione sessuale significa prima di tutto educare all’affettività. Vuol dire insegnare che il sesso è davvero bello e fa sentire più grandi e più forti se esiste un coinvolgimento emotivo, se assicura appagamento mentale oltre che genitale. Altrimenti può essere percepito come vuoto di qualsiasi emozione, molto al di sotto delle aspettative, a volte perfino malinconico”.

La professoressa di Firenze, quindi, ci pare sia più saggia e ragionevole del professore danese, anche se cita come un testo meritevole di considerazione quegli “standards” dell’OMS.

L’articolo di Io Donna, infatti, conclude riportando in modo sintetico, senza scomporsi, i contenuti del documento dell’OMS, (non dice proprio esplicitamente della masturbazione infantile precoce: di quella potete leggere con i vostri occhi cliccando sul link)  come fosse una guida autorevole meritevole di considerazione.

“Io”, donna, madre, zia e tra un po’ nonna, non sono per niente d’accordo. Ma, si sa: non sono moderna né politicamente corretta come quelli che scrivono sul Corriere &c.

Francesca Romana Poleggi

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