30/01/2015

Scienza e morale – Gameti dalla pelle?

Se la scienza deve incontrare un limite nella morale.

Ce lo siamo chiesti (e abbiamo risposto) più volte su queste colonne.

In particolare, più di un anno fa, su questo sito, in un articolo che s’intitolava “Mamma si chiama Gustavo e papà si chiama Gisella”, ci chiedevamo: cosa accadrà quando la ricerca che dalle cellule cutanee dei topi ha ricavato spermatozoi e ovuli e conseguentemente topolini, sarà applicata all’uomo?

Si creeranno ovuli fecondabili dalla pelle di donne sterili?  Ma anche da quella degli uomini! E lo spermatozoo potrà essere ricavato dalle cellule della pelle di una bella fanciulla!

Avremo donne – padri e uomini – madri! Sarà l’apoteosi della confusione sessuale e della filosofia del gender. Banner_la_croce

Ci informa Assuntina Morresi su Avvenire, che la rivista Cell del 24 dicembre scorso ha pubblicato un articolo scientifico che spiegava come si fosse riusciti a produrre in laboratorio i precursori di spermatozoi e ovociti umani, a partire da cellule della pelle.

Secondo la logica distopica del “Mondo Nuovo”, alla Aldous Huxley, avremo individui “figli di nessuno, sganciati da qualsiasi tipo di relazione, concepiti letteralmente ‘su ordinazione”.

La Morresi ci riassume alcune delle posizioni scientifiche più inquietanti che ha desunto dalla letteratura di settore su citata.

Anzitutto la conquista dell’eugenetica più spinta: possibilità di creare infiniti individui di un certo genotipo (e non altri), magari tutti alti, biondi e con gli occhi azzurri (vi viene in mente uno con i baffetti?)

Poi, alcuni ricercatori aspettano con ansia «la liberazione dei ruoli parentali dai vincoli delle generazioni biologiche in vitro consentendo a più persone di essere coinvolte insieme in una genitorialità genetica, offuscando così la distinzione fra la generazione biologica e sociale [...] oltre la genitorialità dello stesso sesso, l’applicazione della sintesi in vitro dei gameti [...] potrebbe essere una espansione radicale della autonomia riproduttiva che permetta a più di due persone di essere simultaneamente coinvolte nella genitorialità genetica».

Quindi auspicano il passaggio dalla sperimentazione e ingegneria scientifica ad una vera e propria sperimentazione e ingegneria sociale. Cioè: proviamo davvero a fare un Mondo Nuovo, una società nuova, di individui belli, sani e  completamente soli!

Insomma. Oggi sono riusciti a ripetere sugli esseri umani una parte di quello che due anni fa facevano sui topi: da cellule della pelle ricavano gameti.

Poi si tratterà di portarli a maturazione e infine di fecondarli e impiantarli in qualche utero ben disposto.

Noi – con la Morresi –  proponiamo una domanda, rivolgendola a tutti, non solo agli scienziati: questo esperimento va continuato? 

La scienza non deve incontrare limiti etici?

Il peccato di “ubris” non resta impunito. Prometeo ne sa qualcosa e anche l’Ulisse di Dante: “Noi ci allegrammo, e tosto tornò il pianto” (Inferno, XXVI, 136)

Francesca Romana Poleggi

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