04/08/2015

Stereotipi di genere tra gli omini del Lego

La Lego utilizza ancora odiosi stereotipi di genere, perché i suoi “omini” maschi fanno cose da uomini e gli “omini” femmine cose da donne. Questo per certe femministe è inaccettabile.

Ecco allora che la celebre azienda danese finisce sul banco degli accusati. E ciò avviene nonostante si sia già schierata a favore dei “diritti” degli omosessuali.

Durante la campagna elettorale per il referendum irlandese dello scorso 22 maggio, ad esempio, la fotografa Debbie Hickey ha utilizzato gli omini Lego in diversi spot a favore del matrimonio gay.

Non solo. L’anno scorso, la stessa azienda di mattoncini ha riproposto un proprio opuscolo inserito in un set del 1974: “A molti bambini piacciono le case per bambole, sono più umane delle navicelle spaziali. Molte bambine preferiscono le navicelle spaziali, perché per loro sono più divertenti delle case per le bambole”: un messaggio che parla di uguaglianza tra i sessi e invita i genitori a lasciare che i loro figli giochino liberamente a ciò che più desiderano. “Oggi come 40 anni fa – ha sottolineato l’azienda danese – il nostro obiettivo era, è e sarà sempre lo stesso: aiutarvi a costruire qualsiasi cosa la vostra immaginazione vi suggerisca e a farlo senza alcun limite”.

Ebbene, tutto questo evidentemente non basta. Perché va bene difendere gli omosessuali e le loro rivendicazioni, ma bisogna anche tutelare le donne e combattere il sessismo ancora imperante. Bludental

Giulia Siviero, femminista, giornalista de Il Manifesto, ha pubblicato sul suo blog una critica proprio agli omini delle costruzioni Lego in quanto... “stereotipati”.

“Il lavoro di ‘cura’ di vecchi e disabili viene affidato, naturalmente, a una donna e quello della madre viene presentato come un mestiere tra gli altri”: così scrive scandalizzata la Siviero.

Per questo a suo parere tali giochi sono “sessisti”.

Come se non esistessero i badanti e gli infermieri maschi. E come se fosse disonorevole accudire chi ha bisogno.

Come negare poi che l’indole femminile, di solito, è più propensa a prendersi cura degli altri?

Invece sul fatto che l’essere madre non sia un mestiere la giornalista ha ragione.

Essere madre è una vocazione. E’ una prerogativa esclusiva delle donne (gli uomini saranno “padri”, che è molto diverso). E’ un modo di essere a tempo pieno, h 24, senza retribuzione alcuna.

Non è un mestiere.  Non c’è corso di formazione, non c’è periodo di prova: s’impara sul campo, sbagliando e correggendo il tiro. Con l’istinto, il cuore e il buon senso. S’impara dalla NATURA.

Certo, l’anzianità conta, l’esperienza (avere più figli) paga, e soprattutto sono un grande aiuto  – non solo e non tanto dal punto di vista fisico – le nonne o le zie. Magari anziane. Magari sulla sedia a rotelle. Che meritano a loro volta di ricevere la cura e la dedizione che da giovani hanno dato ai propri figli.

Anziché muovere critiche sterili, la signora Siviero, da brava giornalista, dovrebbe scrivere un bel reportage su ben altri problemi che riguardano proprio le donne: ha mai sentito parlare dell’utero in affitto o delle madri costrette con la forza ad abortire?

Redazione

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

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