27/08/2015

Transgender: è normale cambiare sesso, ma non orientamento sessuale

La nuova tappa progressista è la normalizzazione dei transgender.

Considerato ormai raggiunto il traguardo della normalizzazione dell’omosessualità, con relativo matrimonio, bisogna guardare oltre e andare avanti perché, come sempre, chi si ferma è perduto.

Dunque la nuova tappa ci viene illustrata da Richard Friedman, un professore di psichiatria alla Cornell Medical College di New York e giornalista del New York Times per i temi scientifici.

Il prof. Friedman afferma che il caso di Caitlyn Jenner e il cambiamento del clima politico, che consente l’arruolamento dei transessuali nell’esercito americano, hanno fatto sì che il transessualismo sia più accettato dalla società.

Il prof. ricorda che la narrativa presente afferma che il genere è una costruzione sociale indipendente dalla biologia e come sia possibile transitare da un genere all’altro fino al raggiungimento della vera identità.

Il prof. Friedman un problema però se lo pone: se il genere è solo una convenzione sociale che bisogno c’era per Caitlyn Jenner di sottoporsi a interventi chirurgici facciali, prendere ormoni e depilarsi? Domanda che sembra ragionevole. “Il fatto che alcuni individui transgender usino trattamenti ormonali e si sottopongano a interventi chirurgici per transitare da un genere all’altro parla dell’ineludibilità biologica che sta alla base dell’identità di genere”. Anche questa sembra un’affermazione in sintonia con i fatti.

Subito dopo, però, corregge il tiro e afferma che ciò non vuol dire che in natura esistano solo le due entità binarie, maschio/femmina, o che l’identità di genere sia rigidamente predeterminata e neppure significa che i ruoli di genere convenzionali siano sempre percepiti come corretti.

A suo giudizio, il numero di persone che sperimentano vari gradi di disaccordo tra il loro genere di preferenza e la realtà del loro corpo parla chiaro.

Non solo i numeri parlano chiaro ma c’è anche “la recente ricerca delle neuroscienze che suggerisce come l’identità di genere possa esistere secondo uno spettro e come la disforia di genere abbracci bene la quantità di variazioni biologiche umane.”

Friedman riporta uno studio, del prof. Georg Kranz dell’Università di Vienna pubblicato sul Journal of Neuroscience nel 2014, su soggetti identificati come transessuali che chiedevano il cambiamento chirurgico del sesso. Secondo questo studio i transessuali avrebbero strutture cerebrali diversificate e a metà strada tra il genere genetico e quello desiderato.

Viene spontaneo dire: tu guarda le coincidenze!

Per il suo studio il prof. Kranz ha utilizzato una nuova tecnica di alta risoluzione chiamata “diffusion tensor imaging” una specie di risonanza magnetica che esamina le microstrutture della sostanza bianca cerebrale.

Quello che il prof. Kranz avrebbe scoperto è che in varie regioni cerebrali le femmine con l’identità di genere femminile avevano i più elevati livelli di qualcosa definito come “diffusività”, seguiti subito dopo dai soggetti transessuali F/M, seguiti ancora dai transessuali M/F e infine dai maschi con identità di genere maschile che avevano la quantità più bassa di diffusività.

Insomma, il prof Kranz avrebbe trovato la risposta ultimativa all’enigma transessualità: “una mancata corrispondenza tra il sesso biologico e l’identità di genere” a livello dell’anatomia delle microstrutture cerebrali della materia bianca. Ciò consente a Friedman di affermare che “La differenza strutturale tra maschi e femmine, con i transessuali a metà strada, suggerisce che l’identità di genere abbia una base neurologica e che questa esista sotto forma di spettro, come accade per la maggior parte dei comportamenti umani”.

E’ incredibile cosa si può fare con il concetto di spettro o di continuum, già usato da Alfred Kinsey per definire il comportamento sessuale umano...

Bene, si potrebbe dire allora: pare stabilito che l’identità di genere sia un fatto biologico e come tale non si può cambiare, è come la razza, il colore della pelle … ma subito dopo il povero prof. Friedman deve di nuovo fare le capriole per mettere a posto l’altra parte del puzzle: quell’orientamento sessuale che va sempre di pari passo con l’identità di genere nei trattati internazionali?

“E’ così sorprendente che l’identità di genere, come l’orientamento sessuale, sia inserita dentro uno spettro? Dopo tutto uno può essere gay o etero o qualunque cosa tra i due poli. Ma la variabilità comportamentale non dovrebbe essere confusa con la malleabilità. Non ci sono prove che si possa cambiare l’orientamento sessuale. Certamente si può cambiare il tuo comportamento sessuale, ma le tue fantasie interne perdurano.” Insomma, si può cambiare il sesso di appartenenza a piacimento ma l’orientamento sessuale no, quello è fisso e inamovibile.

I tentativi di cambiare l’orientamento sessuale, ricorda Friedman, attraverso la terapia riparativa sono stati declassati dalle professioni psichiatriche a livello di ciarlataneria, oltre che potenzialmente pericolosi.

Secondo Il prof. Friedman della Cornell University, le persone dovrebbero avere la libertà di assumere il genere di preferenza e noi tutti dovremmo incoraggiare le persone a essere quello che sono e non quello che la società vorrebbe che fossero. In una società così tollerante verosimilmente scomparirebbero anche le disforie di genere.

Però se un gay volesse liberarsi delle sue tendenze omosessuali, no. Quello deve accettarle per forza.

Bludental

Povero prof. Friedman! Si comprende quanta fatica sia necessaria per mettere insieme tutta una serie di affermazioni che dovrebbero sembrare scientifiche e che sono solo la lente politicamente corretta di drammi umani che nessuno si sente in grado di affrontare in maniera appropriata. E’ sicuramente più semplice andare incontro ai desideri di una mente malata piuttosto che cercare di curarla. Questa è la resa totale della psichiatria, trattata come una branca della medicina priva di ogni fondamento e di conseguenza priva anche della possibilità di fornire risposte capaci di dare una speranza di aiuto a chi soffre di disturbi mentali.

 La Rosa Bianca

 

DIFENDIAMO I BAMBINI E LA FAMIGLIA DALLA LEGGE CIRINNA’

 

Firma anche tu!

 

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.