14/10/2014

Utero in affitto, abominio planetario: ma qualcuno comincia a porsi il problema

Uno degli stati più poveri del Messico, Tabasco, ha pensato di risolvere il problema del traffico e dello sfruttamento degli esseri umani, causato dalla pratica dell’ utero in affitto , con una legge che lo consente solo a titolo altruistico, quindi gratuitamente, salvo rimborso spese. Questo ha attirato, come un cucciolo ferito attira gli avvoltoi, le cliniche che offrono il servizio alle ricche coppie (soprattutto gay) che desiderano comprare un bambino.

Un’inchiesta del The Guardian racconta le storie di queste povere messicane che paradossalmente sono sfruttate “per legge”: per loro un rimborso spese è comunque una somma da capogiro e quindi i ricchi committenti e/o le cliniche risparmiano un bel po’ (!).

Dall’altro capo del mondo, in Australia, Michael Cook, editore del sito Bioedge, ci informa che la scorsa settimana i media hanno scoperto l’ennesimo scandalo provocato dall’ignobile pratica.

Questa volta una coppia ha abbandonato un neonato in India perché il sesso era “sbagliato”. A quanto pare un politico di alto livello ha fatto pressioni sul personale del Consolato australiano per accelerare l’adozione – e l’abbandono. Ma la sensibilità umana non si è del tutto estinta. Due giudici , infatti, hanno invocato un’inchiesta nazionale sull’abietto commercio di donne e di bambini. “Ho trascorso molte notti insonni. Ho sentito parlare persone e ho visto cose che davvero credo che nessuno dovrebbe vedere ... e trovo profondamente angosciante che nulla sia stato fatto per evitare o risolvere la questione”, ha detto il Giudice Capo della Corte federale, John Pascoe.

Qui nel Vecchio Continente, alcuni politici del Consiglio d’Europa hanno presentato una petizione per sollecitare un’inchiesta sull’utero in affitto, perché, secondo quanto riporta il testo del documento, mina la dignità della donna, poiché “il suo corpo e il suo sistema riproduttivo sono utilizzati come una merce”. Ciò a detrimento soprattutto delle donne più povere e indifese, e quindi più facilmente sfruttabili.

 

I politici europei firmatari – tra cui le italiane Bergamini e Centemero – denunciano inoltre la turpe pratica perché calpesta i diritti e la dignità del bambino, che passa di mano in mano come un prodotto industriale. La Convenzione sui diritti del fanciullo sancisce che i bambini hanno il diritto di essere protetti da abusi e dallo sfruttamento e invita gli Stati aderenti ad agire nel loro interesse. Inoltre, la maternità surrogata priva i bambini del diritto di conoscere chi li ha generati, chi li ha concepiti biologicamente (stesso problema pone la fecondazione artificiale N.d.R.), non sapranno mai quali sono le loro radici; mentre recenti ricerche hanno evidenziato come questa mancanza sia dannosa per il benessere e lo sviluppo psicofisico del bambino.

A Oslo, il Nobel per la pace è stato assegnato a due paladini dei diritti dei bambini.
Possiamo sperare, allora, che il mondo capisca che questo bieco commercio va represso e stroncato con decisione e senza indugio?

Francesca Romana Poleggi

 

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