10/12/2016

Utero in affitto, salute delle donne, business miliardario

La scorsa settimana abbiamo intervistato Jennifer Lahl, presidentessa e fondatrice del CBC, da  due decenni impegnata nella battaglia contro lo sfruttamento delle donne da parte delle cliniche per la fertilità e con la pratica dell’utero in affitto.

Rilanciamo per i nostri Lettori l’intervista apparsa su La Verità dello scorso  7 dicembre 2016

Lei è direttrice del CBC, il “Center for Bioethics and Culture network”, che è molto impegnato nella difesa della vita e nella lotta contro la maternità surrogata. Quando e perché ha cominciato?

Ho fondato il CBC oltre 16 anni fa. Da circa 10 anni ci interessiamo delle tecniche di riproduzione assistita, in particolare della vendita di ovuli e di sperma e dell’utero in affitto. Sono stata infermiera e dopo un master in bioetica mi sono particolarmente preoccupata per i rischi alla salute delle donne e dei bambini coinvolti in queste pratiche, nonché per l’immoralità dell’uso di queste tecnologie.

– Qual è il suo obiettivo finale?

Ci proponiamo di far divenire illegale ogni forma di utero in affitto e di compravendita di gameti maschili e femminili. Il nostro lavoro è innanzitutto culturale: dobbiamo far capire al pubblico e ai legislatori i danni che provocano queste forme di riproduzione artificiale alle donne e ai bambini. Constatiamo ogni volta che, quando le persone vengono correttamente informate, reagiscono con sgomento. Abbiamo raccolto un’infinità di testimonianze di donne indotte a vendere gli ovuli o ad affittare il grembo con l’inganno o per bisogno. Grazie a loro abbiamo prodotto diversi documentari: “Eggsploitation”, “Anonymous Father’s Day”, “Breeders: A Subclass of Women?” e “Maggie’s Story”. Siamo molto felici che Pro Vita Onlus abbia tradotto questi film in italiano (si può ricevere “Breeders, donne di seconda categoria?” cliccando qui), così ora anche la gente nel vostro Paese potrà riflettere su questi fatti. Noi del CBC speriamo che i nostri documentari possano contribuire a proteggere anche le donne e i bambini in Italia e in tutto il mondo.

Perciò lei viaggia molto per parlare e informare su questi temi. Ci sono sviluppi positivi nelle politiche dei Governi interessati?

Lo scorso anno ho viaggiato per quasi 85 mila miglia e ho parlato a milioni di persone: sono intervenuta anche il 30 gennaio a Roma, al Circo Massimo, davanti a un vastissimo pubblico meraviglioso! Dopo ogni mio intervento ho sempre sentito dire: “Non lo sapevo”. Le persone non sanno dei problemi fisici e psicologici che devono affrontare le donne che cedono o ricevono gli ovuli e quelli che si riscontrano nei bambini che nascono a seguito di queste tecniche riproduttive. Problemi psicologici si riscontrano perfino tra gli uomini che vendono lo sperma, più spesso di quanto si possa immaginare.

Il business miliardario che c’è dietro la fecondazione artificiale ha il potere di silenziare i media a proposito di questi dati. Quindi il mio impegno e l’impegno di altre associazioni come la mia non solo serve a qualcosa: è necessario! E finalmente cominciano ad arrivare notizie incoraggianti da molti Paesi che stanno mettendo limiti restrittivi al “turismo procreativo”. L’India ha vietato la maternità surrogata per gli stranieri. Norme simili sono state approvate in Tailandia, Nepal, Cambogia e anche in Messico. Questi Governi si sono finalmente resi conto dello sfruttamento cui erano soggette le loro donne, e del fatto che i bambini, oltre ad essere privati della madre, finivano nel “limbo” legale degli apolidi. Inoltre sono venute alla luce storie terribili come quella di “Baby Gammy” in Tailandia: il bimbo Down che la madre surrogante ha rifiutato di abortire nonostante la richiesta della coppia committente, la quale, quindi, ha avuto il diritto di abbandonare il “prodotto difettoso”. L’industria della procreazione artificiale tenta di nascondere questi fatti e pretende che bastino delle regole per evitarli: le regole non sono la soluzione per la protezione di donne e bambini. L’unica soluzione è il divieto totale di tutto questo!

– E come si atteggiano i movimenti gay e le femministe in materia?

Lesbiche, femministe, e anche alcuni esponenti del mondo gay stanno cambiando opinione, dopo che si sono informati. Soprattutto per quanto riguarda l’utero in affitto è sempre più vasta e corale la condanna che arriva da ogni parte del mondo, anche da alcuni esponenti della comunità LGBT.

– Che impressione ha avuto dal suo ultimo viaggio in Italia?

Mi sembra che gli Italiani siano molto sensibili sui temi etici di questa portata. Non potevo credere, però, a quello che ho capito parlando con i giornalisti: nonostante la vostra legge vieti l’utero in affitto, gli Italiani vanno impunemente all’estero a comprare gameti e bambini come se fossero merce. Ho saputo che perfino un senatore italiano è venuto in California a comprare due bambini!

Francesca Romana Poleggi


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contro l’inerzia delle autorità di fronte alla mercificazione delle donne e dei bambini

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