03/04/2013

Vilma e i suoi figli “scampati” all’aborto. E ora il più piccolo si prende cura del fratello Down

Storia di una mamma che per ben due volte ha “disobbedito” ai consigli dei medici. Fino a scappare dalla clinica il giorno stesso dell’intervento

Un’altra storia di una mamma che ha dovuto combattere per ben due volte contro i medici che volevano farle abortire prima il terzo poi il quarto figlio e che ora, anche «se mio marito è disoccupato e sono io a mantenere la famiglia, nonostante le difficoltà, sono felice perché il Signore mi ha donato dei figli davvero fantastici».

LA VICENDA. Vilma è una mamma lettone di due bambini che, quando rimase incinta del terzo figlio, affetto dalla sindrome di Down, decise – contro i “consigli” dei medici – di farlo nascere. La storia s’è ripetuta alla quarta gravidanza, quando l’ultimo figlio aveva solo 2 anni, e la donna – pur ringraziando «Dio che mi aveva benedetto con un altro bambino», tentennò davanti ai nuovi interventi dei dottori: «Il ginecologo mi disse che dovevo abortire, perché avevo già tre bambini di cui uno aveva bisogni speciali». La donna resisteva ma il medico insisteva: «Mi disse: “Non capisci che questo bambino potrebbe avere la sindrome di Down?”». Il medico le parlò solo delle complicanze e dei rischi della nuova gravidanza, senza offrirle supporti né alternative, finché «mi ritrovai totalmente disperata e confusa, non sapevo più cosa fare».

«A SALVARCI IL DOLORE E DIO». Il medico, racconta Vilma, «mi mandò in ospedale ad abortire», ma «io sentii un dolore nel cuore» e il ripetersi continuo di una domanda: «Come posso uccidere questa nuova vita in me?». Così «chiesi a Dio di salvarci» e «presi i miei vestiti e gli effetti personali e corsi fuori dalla clinica abortiva. Mentre correvo ricordo che dicevo a mio figlio: “Dio ci ha salvato!”».
Da quel giorno cominciò a frequentare degli amici «che conoscevano Gesù e che volevano darmi una mano. Andammo agli incontri con loro e spesso ci sentivamo al telefono». Così, anche se il parto del piccolo non «fu semplice, arrivai al termine». Una volta nato, «i medici esclusero ogni possibilità di sopravvivenza e per questo gli negarono le cure di supporto». Il piccolo fu battezzato e, sorprendentemente, sopravvisse. Fu «un secondo miracolo», ha spiegato Vilma.

SECONDO MIRACOLO. Oggi il bambino ha 3 anni, è sano, intelligente e sveglio. Non solo, «ama giocare con il fratello (6 anni) e vigila su di lui: mi chiama quando si sta per cacciare nei guai. È un angelo custode per un fratello maggiore con esigenze speciali». Perciò, «sono grata a Dio di averci salvato da quel terribile momento in cui rischiai di abortire mio figlio. Sono davvero felice di averlo con me!».

di Benedetta Frigerio

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