18/03/2014

Abolita la festa del papà: c’è un figlio di una coppia di lesbiche

Cancellata la festa del papà in una scuola d’Infanzia del Municipio II di Roma: tra i bambini del gruppo ve n’è uno che ha due “mamme”.

Siamo alle solite. Si cancella il Natale perché non si vuole offendere le famiglie non cristiane, si cambiano le canzoncine tradizionali per non urtare le altrui sensibilità e si arriva ad oscurare perfino una giornata commemorativa e di riflessione su di una delle figure più importanti nella vita di una persona: il proprio padre, appunto.

Molto, troppo spesso decisioni del genere vengono prese da piccoli ma agguerriti gruppi di zelanti insegnanti, senza coordinamento alcuno né condivisione dei progetti. Nel caso specifico, invece, la consulenza di una psicologa ha integrato la volontà delle maestre che hanno sentenziato l’abolizione di ogni riferimento al “padre” per poter parlare più genericamente di “genitori”.

Le motivazioni addotte sono quelle che ti aspetti di sentire: rispetto nei confronti dei figli di genitori separati, bambini orfani di padre, ragazzini adottati. Tutte queste situazioni vengono cavalcate per portare ad il risultato desiderato, sovrapponibile alle tesi della cultura gender di scardinare ogni concetto eterosessuale, sin nelle verdi menti di bimbi delle scuole materne. Strumentalizzazione bella e buona.

Pur nel rispetto e sensibilità che dovrebbero esser poste in essere dal corpo docente nei confronti di alunni –a prescindere dall’età- che si trovano ad aver perso uno od entrambi i genitori o subire le spesso tristi sorti di un divorzio, questo non può di certo far superare in alcun modo il principio base dell’esistenza di una madre e di un padre, senza il cui apporto nessuno di noi sarebbe al mondo.

Pure i bambini che si trovano a vivere con due donne o con due uomini, hanno comunque una mamma ed un papà uno dei quali, dopo essersi separato dal consorte, decide di intraprendere una vita assieme ad una persona del proprio stesso sesso. Ma quel bambino continua comunque ad avere entrambi i  genitori. Anche qualora uno dei due dovesse morire, il bambino continua a sentirlo come presenza importante.

Tutto questo, ovviamente, escludendo le ipotesi in cui una coppia di lesbiche dovesse decidere di prodursi un bambino tramite inseminazione artificiale o due omosessuali ne “prenotino” uno con la pratica dell’utero in affitto. In questi casi i bambini vengono egoisticamente messi al mondo già menomati del 50% del loro potenziale mondo, privandoli del diritto inalienabile di avere un papà ed una mamma.

Nelle scuole invece accade che si cavalchino –né più né meno di quello che si faceva per il riconoscimento delle unioni omosessuali, adducendo casi limite del malato terminale che non può avere le visite del proprio compagno ed analoghi problemi di successione dei beni (tutte questioni ampiamente superabili tramite dei semplicissimi accordi privati)- specifiche situazioni di lutti o di separazioni per smantellare ulteriormente il concetto di famiglia. In modo più o meno consapevole, queste scelte portano a spianare la strada al riconoscimento di forme di famiglia alternativa a quella eterosessuale.

Tutti i bambini hanno diritto a vedersi riconoscere l’affetto del padre e della madre e, qualora ciò non fosse possibile, non cessa di esistere il modello materno e quello paterno.

I genitori di fronte a tutti questi cambiamenti, a queste imposizioni, possono sentirsi spiazzati ed alcune volte non comprenderne il vero sostrato ideologico. Anche per questo i Giuristi per la Vita e l’associazione “In nome dell’infanzia – giù le mani dai bambini” promuovono un ciclo di incontri su tutto il territorio nazionale, finalizzato a fare chiarezza e spiegare quali sono i diritti della famiglia e gli strumenti per non dover soccombere a questi soprusi.

Il prossimo appuntamento è fissato per il 5 aprile, alle ore 9.30, a Padova presso la Scuola Santa Maria della Carità. Questa la Locandina dell’iniziativa.

Se vuoi saperne di più sulla Scuola d’Infanzia della Capitale, leggi l’articolo tratto da Il Corriere della Sera.

Redazione

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