11/04/2016

Aborto – Padre Carbone risponde ad alcune domande

La contraccezione previene l’aborto? L’aborto chimico: chi giova? C’è ancora l’obiezione di coscienza?

Per rispondere a queste domande, come avevamo preannunciato, il 7 aprile scorso, nell’accogliente Teatro attiguo alla Chiesa del Santissimo Salvatore a Bologna, è stato invitato dalla Comunità di san Giovanni, con la collaborazione del Movimento per la vita di Bologna e dell’Associazione Amici di Celeste, padre Giorgio Carbone.

Presentando il tema dell’obiezione di coscienza, il Padre, giurista, teologo e bioeticista, ha premesso che qualunque atto, in particolare nella sfera professionale, perché sia eccellente, vale a dire virtuoso, esige che sia fatto in scienza e coscienza, cioè con consapevolezza e retto giudizio riguardo alle circostanze, la sostanza e il fine dell’agire.

E maggiore è la partecipazione dell’intelligenza e della volontà, superiori saranno il progresso nella virtù, il merito dell’atto e migliore sarà il risultato. Da qui deriva la necessità di formarsi.

L’obiezione di coscienza si inserisce in questo contesto e implica il rifiuto di compiere un atto prescritto dall’autorità, non per arbitrio personale, bensì per ubbidire a principi superiori fondamentali. L’obbiettore quindi è il testimone di beni non-negoziabili, quali la vita di un essere umano in età embrionale, la salute della donna (nessun contraccettivo chimico è esente da serie controindicazioni), l’integrità dell’atto coniugale che esige la donazione totale, aperta alla vita, di entrambi gli sposi, i quali sarebbero lesi dall’ubbidienza al comando dell’autorità.

In tale modo l’obbiettore dimostra di saper praticare la propria professione in base a scienza e coscienza e non come un mero esecutore che sia chiamato solo a fornire un risultato. In ciò si esercitano legittimamente le libertà di pensiero e di espressione religiosa, sancite anche dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948, che all’art. 18 recita: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione». Se uno Stato viola questo principio, anche solo nella prassi, si dimostra illiberale e antidemocratico, in definitiva, totalitario.

In Italia, data l’alta percentuale di medici obbiettori, si è pensato di fare ricorso all’aborto chimico oltre che a cospicui, quanto ingiusti, incentivi economici a favore di coloro che non obbiettano. La RU486, composta da mifepristone e prostaglandine, assunta entro la 7° settimana di gestazione, ha il compito di provocare l’arresto degli effetti del progesterone, lo sfaldamento della parete uterina, contrazioni addominali così forti da determinare il distacco dell’embrione. Inoltre può avere, come effetti collaterali nella donna, emorragie abbondanti e prolungate, ipertensione, endometriosi, rischi di infertilità, di gravidanze ectopiche (fuori dalla sede normale), fino al suicidio, nei casi più gravi di sindrome post-aborto.

Si ricordi che la Patterson fu la prima donna morta per RU486, di cui sia stata fatta l’autopsia. Ciò è quanto basta per giustificare l’obiezione di coscienza da parte dei farmacisti, i quali sarebbero anche gravemente imprudenti nel vendere tali prodotti, privi, tra l’altro, di effetti terapeutici e salvavita, senza essere in grado di conoscere lo stato di salute della donna al momento della somministrazione.

La pillola del giorno dopo, Norlevo, a base di levonorgestrel, agisce, invece, in primo luogo sulla mucosa vaginale, rendendo vischioso il muco così da ostacolare il passaggio degli spermatozoi; blocca l’ovulazione nel 23,5% dei casi al massimo; come terzo effetto agisce sulla motilità delle tube, così da non favorire il percorso dell’embrione verso l’utero, P. CARBONE_aborto_contraccezionefacendo incorrere la donna nel pericolo di una gravidanza extrauterina, con gravi conseguenze quali la sterilità. Infine, tale preparato rende la parete dell’utero inadatta all’annidamento. Nonostante che esso nel 70-100% dei casi sia abortivo, si è ottenuta la cancellazione di questo esito nel foglietto illustrativo, facendo passare tale prodotto per un contraccettivo.

Tra questi, invece, si annovera la pillola estro-progestinica che ha effetto antiovulatorio, con una frequenza media di fughe ovulatorie di 3/100 a fronte di un’assunzione regolare, cosa che fa prevedere la possibilità concreta di cripto-aborti, a motivo dell’assottigliamento della mucosa dell’utero, provocata dalla pillola. Tale preparato può generare inoltre ipertensione, alterazione dell’assetto lipidico e, nelle adolescenti, modificazione dello sviluppo osseo-articolare, episodi di infertilità dopo la fine dell’uso. Ha, poi, correlazione con vari tipi di tumore.

Si noti che l’Alan Guttmacher Institute for Planned Parenthood Federation of America dichiara che «in sei paesi, come Cuba, Danimarca, Paesi Bassi, USA, Singapore e Repubblica di Corea, il numero degli aborti e l’uso della contraccezione sono aumentati in modo simultaneo» (marzo 2003). E ciò accade anche perché, come affermò Giovanni Paolo II, c’è profonda correlazione tra la mentalità contraccettiva e quella abortiva.

Francesca Pannuti

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