01/07/2016

CEDU condanna Italia: sentenza ideologica e contraddittoria

L’Italia è stata condannata dalla CEDU, Corte europea dei diritti umani, a risarcire con ben 20.000 euro una coppia gay.

La legge italiana infatti non ha consentito il rilascio del permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare ad un cittadino neozelandese che voleva vivere nel nostro paese col suo compagno italiano.

Il fatto risale al dicembre del 2003, quando Roberto Taddeucci e il suo compagno neozelandese Douglas McCall – residenti in Nuova Zelanda e non sposati – decisero di trasferirsi in Italia per motivi di salute di Taddeucci. McCall richiese dunque un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare, che gli venne rifiutato.

Nel 2009, quindi, la coppia decise di ricorrere a Strasburgo. E sette anni dopo ecco il verdetto: Italia condannata per discriminazione ingiustificata.

Scrive l’Ansa: «Nella sentenza la Corte di Strasburgo scrive che “la situazione di Taddeucci e McCall, una coppia omosessuale, non poteva essere equiparata a quella di una coppia non sposata eterosessuale“».

Giusto! Perché un amore omosessuale è diverso da uno eterosessuale, in quanto inadeguato alla procreazione, quindi non è famiglia e non può pretendere il matrimonio.

Se la logica e la coerenza appartenessero ai giudici della CEDU, la cosa sarebbe finita così. Ma siccome la CEDU è accecata dall’ideologia omosessualista, perde di vista la realtà e si contraddice.

«I giudici osservano che “non potendosi sposare e nell’impossibilità di ottenere in quegli anni in Italia qualsiasi altro riconoscimento formale della loro unione, i due uomini non potevano essere classificati come sposi, e che l’interpretazione restrittiva della nozione di membro di famiglia era per le coppie omosessuali un ostacolo insormontabile nell’ottenere un permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare”».

Dunque, provando a sintetizzare questo ragionamento luciferino, l’Italia avrebbe sbagliato per due motivi: per aver considerato la coppia gay come una coppia eterosessuale ma, nel contempo, per non aver considerato la coppia gay come una coppia eterosessuale.

Insomma, le coppie gay non sono uguali alle coppie eterosessuali (... ebbrava la CEDU!), ma  devono essere considerate come le coppie eterosessuali. Non sono, ma sono.

Qualcuno può dire ai giudici di Strasburgo che a diversità di condizione corrisponde una diversità di diritti e di doveri?

E perché allora non riconoscere il permesso di soggiorno per ricongiungimento familiare a tutti quelli che convivono, a prescindere dal sesso, dal numero, e dal motivo per cui convivono (purché si vogliano bene, ovviamente: amici, parenti, colleghi...)?

Non riconoscere la realtà delle diversità oggettive accade a chi è accecato dall’ideologia. Ma chi con l’ideologia pretende di fare le pentole, dovrebbe imparare anche a fare i coperchi...

Redazione


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