08/11/2014

Convegno a Verona – Unioni gay, cattolici e radicali a confronto

Scontro tra Titani venerdì 7 novembre al Palazzo della Gran Guardia di Verona, che ha visto contrapporsi l’avv. Cerelli e il prof. Gandolfini (sostenuti dal Consigliere comunale Zelger) da un lato, e Marco Cappato insieme a Marco Pannella (sostenuti dal Consigliere comunale Pasetto) dall’altro, sul tema “Unioni gay e fine vita“.

Una vittoria schiacciante del fronte pro famiglia, che ha sostenuto Cerrelli e Gandolfini con fragorosi applausi durante tutto il dibattito; prestazione deludente invece per Cappato e Pannella che, tra esercitazioni di arrampicata sugli specchi (Cappato) e discorsi incomprensibili e senza filo logico (Pannella) hanno riscosso l’approvazione esclusivamente dal gruppetto di fans motivati ideologicamente: chiunque sia onesto può affermare che ieri la verità ha trionfato.

A “moderare” il dibattito Marzio Breda, giornalista del Corriere della Sera, contestatissimo dal pubblico per la mancata imparzialità a favore dei due esponenti radicali. A quanto pare, Breda, non se l’è sentita di svolgere il ruolo affidatogli e ha preferito ripiegare sulle sue posizioni personali (irrilevanti ai fini del dibattito). Dopo la lettura di due lettere, magicamente arrivate dal pubblico ancor prima dell’apertura della conferenza, in cui due uomini sostenevano di essere stati abusati all’età di 9 anni da 22 preti, gli ascoltatori hanno chiaramente manifestato la propria insofferenza verso la parzialità di Breda, invitandolo ad attenersi al titolo del dibattito.

Ottimi gli interventi del Consigliere Comunale Alberto Zelger incentrati sugli artt. 29 e 30 della Costituzione in cui si legge la tutela della famiglia “naturale” in quanto unione tra due persone che dà origine ad una nuova entità, potenzialmente procreativa, che assicura la continuità della specie. Zelger ha inoltre sottolineato l’esiguo numero di iscrizioni ai vari registri delle coppie di fatto (a Pisa dal 1998 ad oggi 20 coppie). Sfatati anche i luoghi comuni su persecuzioni e istigazioni al suicidio per discriminazioni basate sull’ orientamento sessuale. In tema di adozioni, il Consigliere ha sottolineato la necessità per un bambino di trovare nella propria famiglia un modello maschile e uno femminile.

Di basso livello l’intervento del Consigliere Giorgio Pasetto, aperto con un riferimento alla nota ed abusata frase di Papa Francesco (“chi sono io per giudicare un gay?”), interpretata come annuncio di imminenti aperture. Hanno fatto seguito citazioni da alcuni articoli della Costituzione (forsi non letti, o letti male) e, in chiusura, slogan del tipo: “e in Italia quando faremo qualcosa per adeguarci ai tempi?” ; “chiamatelo come volete: civil partnership, matrimonio civile ecc; a noi basta che il contenuto sia lo stesso del matrimonio” (ma allora qual è il senso della posizione “matrimonio no, ma unioni civili sì”?). Il Consigliere si dichiara inoltre favorevole all’apertura delle adozioni a coppie omosessuali, che, a suo dire, non presentano controindicazioni per la crescita serena di un figlio.

Politicamente ipercorretto e compromissorio il Sindaco Flavio Tosi, che riduce, in un breve intervento, l’istituto giuridico del matrimonio al legame affettivo (mentre l’affetto non è elemento rilevante per il nostro ordinamento giuridico). Favorevole alle civil partnership sul modello tedesco e contrario all’eutanasia, chiarisce comunque che l’etica non c’entra con il partito (gli si può far notare che, a quanto pare, Salvini la pensa diversamente, viste le sue ultime uscite sull’eutanasia?).

Gli interventi dell’avv. Giancarlo Cerrelli sono stati molto puntuali e significativi. “La natura dell’uomo non cambia”, ha affermato, dichiarando il proprio dissenso rispetto a quella che è solo una visione illuministica della storia, a cui non vuole aderire. Cerrelli svela l’infondatezza della leggenda metropolitana secondo la quale chi vive in una coppia di fatto sarebbe privato del diritto di assistere il partner in ospedale e prendere decisioni importanti per la sua salute. La Legge 1 Aprile 1999, n.91, art 3 (“Disposizioni in materia di trapianti e di prelievi di organi e di tessuti) prevede espressamente il diritto del convivente more uxorio di influire sulle decisioni future per il malato. L’istituto dell’amministrazione di sostegno, presente nell’ordinamento positivo, consente inoltre di nominare una persona qualsiasi, incaricandola di tutelare i propri interessi.

Infine, ricorda Cerrelli, il sentimento, l’affetto, sono irrilevanti per il nostro ordinamento, e a giusta ragione, in quanto non misurabili, comprovabili, certi, e inadatti quindi a costituire terreno adeguato per decisioni giudiziarie.

 

“Istinto radicale di parlare in luoghi ostili”: queste le prime parole di Marco Cappato che  sostiene non vi sia nulla di “naturalmente diverso” tra l’amore che lega due persone omosessuali e due eterosessuali. La spiegazione logica che ci fornisce è la seguente: “l’omosessualità esiste da sempre, quindi è naturale”. Rimprovera la Chiesa cattolica di essere chiusa, retrograda e disobbediente al Papa che, secondo Cappato e Pasetto, avrebbe aperto a unioni di qualsiasi tipo. Tra uno slogan e l’altro (tipico stile radicale sessantottino) ci informa che è in atto un progetto mondiale anti-discriminatorio, che vorrebbe eradicare tutte le differenze e gli “stereotipi di genere” in nome della libertà e della responsabilità etica.

Pienamente convincente e bene argomentato l’intervento del professor Massimo Gandolfini che, dopo aver invitato il moderatore a svolgere il suo ruolo con imparzialità e dopo aver letto nella loro interezza le affermazioni di Papa Francesco strumentalizzate ad hoc dai precedenti relatori, si è soffermato sull’art. 29 della Costituzione, che qualifica la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio”, rimandando al concetto di natura immutabile dell’uomo.

Gandolfini sottolinea come l’ordinamento non consideri una coppia eterosessuale superiore rispetto a quella omosessuale, in quanto, essendovi elementi sostanzialmente diversi, le due relazioni non sono paragonabili, e riconduce il dibattito al tema centrale e cruciale del discorso, ovvero l’adozione dei figli rivendicata dalle coppie di persone dello stesso sesso. Il neurochirurgo precisa che l’omosessualità non è una malattia (come molti esponenti del mondo lgbt ostinatamente vorrebbero far dire ai sostenitori della famiglia naturale) e ripercorre la storia che ha visto l’omosessualità, da disturbo sociopatico di personalità,  progressivamente derubricata, arrivando alla situazione attuale in cui, nel DSM V, si parla di omosessualità egodistonica ed egosintonica. Partendo da questa premessa, alle persone che vivono con sofferenza la propria condizione di omosessualità, dovrebbe quanto meno essere offerta la possibilità di accedere non solo alle gay affirmative therapies, ma anche di formulare liberamente la richiesta di ricevere aiuto per superare le proprie tendenze omosessuali. Gandolfini ricorda, in tema di adozione, che la ratio dell’istituto giuridico è la necessità di sanare una falla nella situazione del bambino solo e rispondere al suo bisogno e diritto di avere una famiglia. Dati alla mano, Gandolfini mette in evidenza l’inconsistenza di alcune cifre sbandierate dalle lobby LGBT, secondo le quali ci sarebbero 100.000 bambini che vivono in coppie omosessuali (dati ISTAT affermano che in Italia vi sono 7513 coppie omosessuali registrate, quindi, secondo il mito suddetto, vi sarebbero 13,3 bambini per coppia). Ugualmente infondato il mito secondo cui la legalizzazione dei matrimoni gay supplirebbe al problema dei bambini negli orfanotrofi (in realtà le domande di adozione sono maggiori della disponibilità di bambini adottabili).

Ai limiti della comprensibilità l’intervento del guru radicale Marco Pannella, che ha concluso il dibattito con un discorso farneticante e senza un chiaro filo logico, toccando temi come l’Immacolata Concezione, l’Assunzione di Maria ed altri dogmi di fede, palesemente fuori luogo. Pannella ha dato voce alla propria concezione relativista secondo la quale “la natura è immutabile solo quando è morta”. Paragonandosi al profeta Isaia e predicendo un trionfo dei radicali sul mondo (secondo la profezia pannelliana tra 4-5 anni), Pannella non ha potuto esimersi dall’esprimere le proprie posizioni sulla legalizzazione delle droghe (ma il titolo del dibattito non era: “Unioni gay e fine vita”?) ed ha concluso la sua lezione di vita urlando “Viva il Papa”.

In questo contraddittorio i radicali hanno clamorosamente mancato il loro obiettivo. I loro comportamenti provocatori, la distribuzione di un fascicolo anticattolico all’ingresso, gli slogan urlati da alcuni partecipanti, le bandiere sventolate, un moderatore di parte che per tutta la durata dell’evento ha cercato invano di mettere in difficoltà chi difende, con strumenti di ragione, la verità autoevidente, non sono bastati. E anche le code del dibattito non sono all’insegna della obiettività informativa: il Corriere del Veneto, inserto del Corriere della Sera, (stranamente il giornale per cui scrive il moderatore) ha pubblicato, sabato mattina, un articolo dal titolo “Non solo gay. Zelger attacca le donne” in cui si strumentalizzano alcune affermazioni del Consigliere emerse durante il dibattito.

A fronte di simili reazioni scorrette e scomposte, forse segno di una bruciante sconfitta, non ci resta che prendere atto del fatto che la menzogna ha una sola possibilità di trionfo: evitare di confrontarsi con la verità.

Elia Buizza

 

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