16/02/2017

Eutanasia e sedazione terminale: un chiarimento

Ascoltando il file audio qui di seguito potrete capir bene che quello che è accaduto a Treviso non è stato un caso di eutanasia.

Si tratta della trasmissione di Radio Rai “Tra poco in edicola” del 15 febbraio, cui ha partecipato il nostro portavoce.

Come abbiamo già spiegato qui Dino Bettamin, 70 anni, malato terminale di Sla non è morto per eutanasia.

La sua vita non è stata abbreviata, l’idratazione era in corso, l’alimentazione era stata sospesa perché gli faceva male, il respiratore è stato spento dopo la constatazione del naturale decesso.

Come da protocollo già in uso da tempo, l’uomo è stato semplicemente addormentato. Anzi, a detta della stessa infermiera che lo curava, forse senza sedazione sarebbe vissuto meno.

Parlano poi la signora Coscioni che dice “Non c’è differenza tra morire oggi o tra qualche giorno” per una persona sedata. Ne è sicura? Che ne sa dei sogni e di ciò che passa nella testa di uno che dorme? (c’è una telefonata di un ascoltatore, medico, che fa anche riflettere sugli effetti dei farmaci che inducono la sedazione).

Il conduttore ha cercato di dire che la nostra è “un’altra battaglia”, ma il portavoce di ProVita, Alessandro Fiore, ha spiegato molto bene che non è vero. La nostra battaglia è la battaglia per la vita: la vita non è un bene disponibile. A un aspirante suicida che ha scavalcato il parapetto, gli si dà una spinta o gli si dà una mano, e si aiuta a superare la crisi?

L’ha detto Silvie Menard, medico, un tempo favorevole all’eutanasia, oggi malata di cancro irreversibile, assolutamente contraria all’eutanasia in ogni sua forma. La Menard sarà oggi alla Camera alla conferenza stampa organizzata da ProVita.

Redazione

 

 

 


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