30/09/2013

Fecondazione, “Sì a diagnosi pre-impianto”. Tribunale applica sentenza di Strasburgo

Il caso di una coppia che ha già un figlio affetto da fibrosi cistica. Per la prima volta un giudice italiano, eseguendo direttamente le indicazioni della Corte europea dei diritti dell’uomo, supera la necessità di intervento della Corte costituzionale

Il tribunale di Roma ha dato il via all’accesso alla diagnosi pre-impianto a spese del Servizio sanitario nazionale per una coppia fertile, ma portatrice di fibrosi cistica. Una decisione considerata “storica” perché è stata presa per la prima volta disapplicando la legge 40 e applicando una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Il caso riguarda i coniugi Costa-Pavan, una coppia che ha già un figlio affetto da fibrosi cistica. I due hanno intenzione di fare ricorso alla fecondazione assistita, ma hanno chiesto di poter effettuare la diagnosi preimpianto in vista di una eventuale seconda gravidanza. Possibilità però negata dalla legge italiana che vieta la diagnosi preimpianto per coppie formata da persone fertili. Per questo hanno deciso di ricorrere ai giudici di Strasburgo che a febbraio hanno dato loro ragione, stabilendo che la legge 40 viola i diritti dei ricorrenti.

“Il tribunale di Roma – spiega il legale che ha seguito la coppia, Nicolò Paoletti – ha ritenuto di dover applicare i principi della Corte di Strasburgo, disapplicando la legge 40. Ha così quindi riconosciuto il diritto della coppia ad ottenere l’assistenza del Sistema sanitario nazionale per la fecondazione assistita e per l’effettuazione della diagnosi preimpianto”.

Una sentenza, quella del giudice italiano, che l’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca definisce “storica”: “Per la prima volta la condanna nei confronti dell’Italia da parte della corte di Strasburgo è stata eseguita direttamente da un giudice italiano. Finalmente le coppie fertili potranno accedere alla Fecondazione in vitro”, afferma Filomena Gallo, segretario dell’associazione Coscioni. Infatti, “per la prima volta – spiega – un giudice italiano disapplica la legge 40 e afferma la portata immediata di una decisione della Corte Europea dei Diritti”. La sentenza Costa-Pavan che condannò l’Italia per violazione della Convenzione europea dei diritti umani, arrivò in conclusione di un procedimento che aveva coinvolto l’Associazione Luca Coscioni e 60 parlamentari.

La decisione di oggi, sottolinea il segretario dell’associazione Coscioni, “è una sentenza storica perché, eseguendo direttamente le indicazioni della Corte europea, supera la necessità di intervento della Corte costituzionale e disapplica direttamente, per la prima volta, una norma nazionale come la legge 40”. La legge 40, che oggi è stata bocciata per la diciannovesima volta, è già finita diverse volte nel mirino delle sentenze dei tribunali. E’ finita già cinque volte è finita sui banchi della Corte Costituzionale.

di Valeria Pini

Festini

 

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