27/01/2015

Fiaba gender – Elefantine, elefantini… o elefantin*?!?

Vi raccontiamo una fiaba gender.

Una favola che spiega bene in cosa consista la confusione mentale che hanno in testa i portatori dell’ideologia gender, e quella che vorrebbero mettere in testa ai nostri figli. 

Nel mio piccolo l’ho sperimentata su 1 nipotino e 2 nipotine (3, 5 e 8 anni): non è piaciuta. Hanno detto: “Che cretinata, zia!”

Immaginate di essere un elefante che vive nella savana, all’interno di una tribù affiatata e ricca di elefanti di ogni età. Un giorno l’elefante più vecchio, il saggio del villaggio, riunisce tutti gli animali per leggere loro un libro comico, che ha per protagonisti proprio degli elefanti…

“C’era una volta, nel paese degli elefanti, una tribù nella quale le femmine avevano gli occhi grandi e brillanti e la pelle color rosa confetto. Il colore della pelle dipendeva dal fatto che le elefantine mangiavano solo peonie e anemoni fin dal primo giorno di vita”. Inoltre, “per incoraggiare il color rosa a venire (sic!) si mettevano alle elefantine delle scarpette rosa, dei collettini rosa e dei bei fiocchi rosa in fondo alla coda”. Purtroppo, però, nonostante le peonie e gli anemoni, la piccola Pasqualina non riusciva a diventare rosa. Questo fatto rattristava molto la sua mamma e faceva arrabbiare il suo papà, finché un giorno anche loro si arresero all’evidenza e accettarono il fatto che la loro elefantina sarebbe rimasta di colore grigio. Da questo momento in poi Pasqualina cominciò a comportarsi come gli elefantini maschi e a fare quello che voleva: si sentì felice e libera. In breve anche le altre elefantine smisero di mangiare peonie e anemoni e si tolsero i fiocchi e i colletti rosa: “Da quell’epoca ormai lontana riesce difficile, a chi guardi giocare i piccoli di quella tribù, decidere quali sono le elefantine e quali gli elefantini”.

Ebbene, quanto avete appena letto non è un racconto comico, bensì una storia raccontata in un albo illustrato per bambini facilmente reperibile sul mercato già da molti anni.
Questo racconto, a prima vista innocuo, spiega come i fautori dell’ideologia del gender siano pronti a insinuare nella mentalità dei nostri bambini l’erronea convinzione che essere maschi o femmine dipenda esclusivamente dal dato culturale e che, in fondo, ognuno possa scegliere a quale sesso appartenere (e magari mutare questa scelta ogni giorno, a seconda delle circostanze: oggi mi sento donna, domani chissà…). Banner_la_croce
Tuttavia la fallacia di questo ragionamento, contrario al dato di realtà, è ben chiara ai più piccoli. Si pensi al periodo del carnevale: molti bambini si travestono da cani, gattini, leoni... eppure, se un adulto chiedesse qual è la loro vera natura, nessuno di loro avrebbe dubbi nel dire di essere un bambino, avendo ben chiaro che il travestimento è un dato accessorio e non identificativo.
Analogo discorso può essere fatto per la dimensione sessuale: ogni bambino, se è stato aiutato nel processo di identificazione, ha ben chiaro a quale dei due sessi (sì, sono solamente due!) appartiene. E questa chiarezza non è determinata dal fatto che i genitori l’hanno vestito in un determinato modo, oppure l’hanno cresciuto con giocattoli specifici. I bambini hanno delle predisposizioni verso l’identificazione con il proprio genere sessuale, fisicamente determinato. Vanno solamente aiutati a trovare la giusta corrispondenza tra il dato biologico e quello culturale. Elementare, Watson!

Giulia Tanel

Questo articolo e tutte le attività di Pro Vita & Famiglia Onlus sono possibili solo grazie all'aiuto di chi ha a cuore la Vita, la Famiglia e la sana Educazione dei giovani. Per favore sostieni la nostra missione: fai ora una donazione a Pro Vita & Famiglia Onlus tramite Carta o Paypal oppure con bonifico bancario o bollettino postale. Aiutaci anche con il tuo 5 per mille: nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale 94040860226.