06/03/2015

Il PD spinge per le unioni civili

Se il Parlamento non si sbriga ad approvare una legge che riconosca e regolamenti le unioni civili, sia etero che omosessuali, allora bisogna incalzarlo dal basso, mettendolo alle strette.

Sembra essere questa la strategia adottata da alcuni responsabili locali del Partito Democratico.

Prendiamo per esempio il caso di Brescia. Lo scorso 13 febbraio, la Direzione Provinciale del PD ha approvato il documento “Unioni di fatto: diritti al punto”. Il testo ha ottenuto una maggioranza bulgara (37 voti su 38). L’unico contrario lo è stato solo perché ha ritenuto il documento troppo soft e troppo indietro rispetto a quel che già pensa e sente la società civile. Nel PD, insomma, hanno le idee chiare, con buona pace di chi ancora crede che determinati valori possano essere difesi da certe fazioni politiche.

Il testo, redatto dal Dipartimento Diritti Civili presieduto da Michele Cotti Cottini, chiede l’introduzione del concetto di famiglia anagrafica, in modo da permettere pure alle coppie di fatto l’accesso al welfare comunale. Per evitare polemiche, la Direzione del PD bresciano ha precisato che si tratta di una questione locale, riguardante esclusivamente le materie pertinenti ai campi di competenza del Comune. Tuttavia, oltre a ciò, nella lettera introduttiva si invita i segretari di circolo, i responsabili di zona, i parlamentari bresciani e gli amministratori locali del partito a lavorare per una legge di carattere nazionale.

Peraltro, proprio su L’Espresso di questa settimana, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha affermato che sulle unioni civili si deve procedere con determinazione. Il PD bresciano ha inoltre invitato a promuovere e incoraggiare iniziative, dibattiti e conferenze volte a sensibilizzare ancor più l’opinione pubblica in materia di coppie di fatto e di diritti per etero e gay, oltre che a lottare contro l’omofobia attraverso l’adesione dei Comuni alla “Rete anti-discriminazioni per orientamento sessuale ed identità di genere delle Pubbliche Amministrazioni RE.A.DY”, seguendo l’esempio del Comune di Brescia: un vero e proprio cavallo di Troia per introdurre l’ideologia di gender nella società.

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Emilio del Bono, sindaco di Brescia, si è detto contrario ad un registro comunale per le coppie di fatto, in quanto, allo stato attuale, risulta essere improduttivo, ma auspica una legge sulle unioni civili. A suo parere, bene ha fatto la Direzione provinciale del PD a invocare un attestato di famiglia anagrafica e una norma nazionale.

Una presa di posizione, questa, poco rassicurante per i difensori della famiglia naturale, i quali non sono stati affatto interpellati. I membri del Forum delle Associazioni Familiari di Brescia, infatti, pur avendo raccolto nella provincia 10mila firme in soli 10 giorni al fine di chiedere un maggiore sostegno delle istituzioni per la famiglia, il no riconoscimento delle unioni civili e l’abbandono della Rete RE.A.DY, non sono stati minimamente ascoltati. Così funziona la democrazia per chi si fregia del titolo di “democratico”.

 Federico Catani

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