07/01/2015

L’ omofobia ( o transfobia) di chi è contro i cambiamenti di “genere”

Accuse di omofobia da tutte le parti: non sono affatto sopite le polemiche sul prossimo convegno di Milano, per la famiglia.

Non ci sembra necessario seguire punto per punto tutto il batti e ribatti, le accuse, gli improperi, gli attacchi e le difese di cui si vanno riempendo i giornali.

Ci sembra però importante riportare il comunicato stampa – pubblicato anche dalla Nuova Bussola Quotidiana, dell’Associazione Obiettivo Chaire, che è stata processata, condannata e massacrata dalla “Gaystapo” perché “considera gli omosessuali dei malati da curare”.

Ma prima, consentiteci una breve nota: se un uomo volesse diventare donna, e qualcuno glielo impedisse, dicendo che l’uomo deve restare uomo, sarebbe omofobo, sì o no? Certo. Anzi: sarebbe “transofobo”. E se poi il trans volesse ancora cambiare e magari approdare a un sesso neutro, si può ostacolarlo? Certo che no. Il genere è soggettivo e si può scegliere e cambiare liberamente.

Ma allora perché solo gli omosessuali che desiderano (loro stessi, senza imposizioni) diventare eterosessuali devono essere impediti nel soddisfare l’auspicato cambiamento di genere?

Non sarà che tutti questi che attaccano Obiettivo Chaire, o il Gruppo Lot, o tutte le altre associazioni del genere sono loro i veri omofobi (o transofobi)?

“In merito agli articoli pubblicati relativamente al convegno sulla famiglia del prossimo 17 gennaio promosso anche dalla nostra associazione, desideriamo chiarire alcuni aspetti sostanziali. Obiettivo Chaire è un’associazione cattolica che non si occupa di psicoterapia ma di accompagnamento pastorale, con particolare attenzione alle ferite della sfera identitaria e sessuale, compresa la omosessualità.

La realtà e la ragione ci insegnano che esistono uomini e donne, e che ogni persona non può e non deve essere ridotta ad una “preferenza” o “orientamento sessuale”: non esistono, se non nelle astratte categorie gender, eterosessuali, omosessuali o altre “varianti di genere”, ma uomini e donne che portano inscritto nel loro corpo un dono e una chiamata alla relazione, naturalmente aperta alla generazione e alla accoglienza della vita. Uomo-donna-vita: in questa triade relazionale fondante è riconoscibile in modo preconfessionale la famiglia naturale. Non vi è nulla di “omofobo” in questa constatazione. Come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, ogni persona porta una ferita identitaria e va accolta con delicatezza rispetto e attenzione.

In un’ottica di accoglienza e certamente di non discriminazione, Obiettivo Chaire ha sempre agito negli anni nel pieno rispetto della persona, nel confronto con opinioni e scelte differenti. Per tale motivo è del tutto fuorviante che si propongano letture in cui la nostra associazione viene presentata come “quella che vuole curare i gay” o “ripararli”. Ci sorprende inoltre, come in vari articoli e dichiarazioni, l’accusa di “omofobia” venga lanciata contro Obiettivo Chaire in modo del tutto arbitrario, ideologico e strumentale.

La nostra associazione ha sempre proposto una cultura del dialogo e del confronto e si è sempre schierata contro ogni forma di omofobia. È preoccupante che la parola omofobia, usata abbondantemente negli articoli in questione, possa risultare un modo per mettere a tacere una voce differente. La tendenza omosessuale non è da considerarsi una malattia. Non abbiamo mai affermato questa tesi. Tuttavia il disagio per una tendenza omosessuale soggettivamente indesiderata esiste. Non si capisce quindi come l’interpretazione del disagio debba essere la sola teoria conosciuta come Gay Affermative Therapy (Gat), secondo cui il malessere sarebbe unicamente frutto della omofobia sociale interiorizzata.

L’interpretazione che la tendenza omosessuale possa rappresentare una ricerca erotizzata, “riparativa”, messa in atto dal soggetto per riconnettersi con la propria vera identità (maschile, femminile), è una lettura liberatoria in cui molti soggetti hanno ritrovato equilibrio e serenità. Non viene proposta alcuna “cura”, si riflette in un contesto cristiano sul proprio percorso esistenziale. Le persone che liberamente hanno frequentato Chaire in questi anni sanno che accoglienza e rispetto sono le cifre del nostro impegno”. 

Equipe Chaire

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